Cheers!
Sanitkasan
di Ondrej Svadlena (2007 Repubblica Ceca 7')
ehehehehehe....
31/12/08
Souvenir de chine (körner union)
Souvenir de chine
di körner union
"L'arte non dovrebbe mai cercare di rendersi popolare.
E' il pubblico che dovrebbe cercare di rendersi artistico.
C'è un enorme differenza."
(Oscar Wilde)
di körner union
"L'arte non dovrebbe mai cercare di rendersi popolare.
E' il pubblico che dovrebbe cercare di rendersi artistico.
C'è un enorme differenza."
(Oscar Wilde)
30/12/08
Sciany (Piotr Dumala)
Sciany
di Piotr Dumala (1988 POL 8')
I RAGNI
Nelle case dove muoiono i bambini
s'intrufolano dei tipi vecchissimi.
Si siedono nell'anticamera
coi bastoni tra le nere ginocchia
e ascoltano, scuotendo la testa.
Ogni volta che un bambino tossisce
le loro mani si stringono ai cuori
generando grandi ragni gialli.
E la tosse si strazia nell'angolo fra i mobili
e sollevandosi mollemente come pallida farfalla
va a sbattere contro l'opprimente soffitto.
Ai loro fuggevoli sorrisi
la tosse del bambino si arresta
e i grandi ragni gialli, tremando,
indugiano sulle impugnature di lucido bosso
dei bastoni, fra le ginocchia ossute.
Alla fine, quando il bambino è morto
tutti questi vecchi si levano e se ne vanno altrove...
(Boris Vian)
di Piotr Dumala (1988 POL 8')
I RAGNI
Nelle case dove muoiono i bambini
s'intrufolano dei tipi vecchissimi.
Si siedono nell'anticamera
coi bastoni tra le nere ginocchia
e ascoltano, scuotendo la testa.
Ogni volta che un bambino tossisce
le loro mani si stringono ai cuori
generando grandi ragni gialli.
E la tosse si strazia nell'angolo fra i mobili
e sollevandosi mollemente come pallida farfalla
va a sbattere contro l'opprimente soffitto.
Ai loro fuggevoli sorrisi
la tosse del bambino si arresta
e i grandi ragni gialli, tremando,
indugiano sulle impugnature di lucido bosso
dei bastoni, fra le ginocchia ossute.
Alla fine, quando il bambino è morto
tutti questi vecchi si levano e se ne vanno altrove...
(Boris Vian)
26/12/08
Gennaio Cinema 2009 al Clan Destino
Gennaio Cinema 2009 Scaglie
Domenica 4 Gennaio ore 21.30
Todo Modo
di Elio Petri (1976 ITA/FRA FRA 120')
Uno dei film maledetti del cinema italiano, ispirato ad un racconto di Leonardo Sciascia, volutamente mantenuto invisibile in tutti questi anni dal potere costituito. L’inquietante vicenda ha luogo in un albergo/eremo/prigione, nel quale capi politici, grandi industriali, banchieri e dirigenti d'azienda, oltre a tanti servi e leccapiedi, tutti appartenenti alle varie correnti democristiane, si ritrovano per gli annuali esercizi spirituali di tre giorni, al fine di espiare i reati di corruzione e altre che essi erano soliti praticare. Questa volta la riunione avviene in concomitanza con una misteriosa epidemia che miete numerose vittime in Italia.
Una pesantissima e simbolica denuncia verso la corruzione, l’affarismo distorto, il malcostume e il dilagare di interessi personali nella gestione della cosa pubblica da parte di chi comanda e dirige lo stato italiano. Tuttora un pugno nello stomaco dello spettatore, interpretato da un indimenticabile Gian Maria Volonté, calato nei panni del Presidente, oscura ed enigmatica figura che richiama nelle movenze, nei comportamenti e nel modo di parlare quella di Aldo Moro. Nel cast anche Marcello Mastroianni, Ciccio Ingrassia (in un cameo da brividi) e Michel Piccoli. E’ il film che ha ispirato Sorrentino per la costruzione del suo “Il Divo”. Da vedere e rivedere, anche per capire meglio l’attualità.
Domenica 11 Gennaio ore 21.30
Flickering Lights
di Anders Thomas Jensen (2000 DAN/SVEZ 109')
Un gruppo di quattro piccoli delinquenti decide di tenersi il bottino di una rapina su commissione. Per sfuggire alla vendetta del committente, un violento boss chiamato Eskimo, scappano alla volta di Barcellona ma il motore dell'auto si fonde lungo una strada che attraversa il bosco. Uno di loro è ferito e, per poterlo curare, sono costretti a rifugiarsi nel rudere di un vecchio ristorante nel cuore del bosco stesso. Al fine di non destare sospetti, dapprima fingono di voler ristrutturare e riaprire il ristorante poi, progressivamente, il luogo e i loro strambi vicini li conquistano. I quattro amici decidono di restare ma Eskimo è già sulle loro tracce...
Il film è stato un enorme successo in patria ed è veramente incomprensibile la miopia dei nostri distributori che lo hanno completamente ignorato. Si tratta in effetti di un film delizioso. Una favola dai toni agrodolci che mescola violenza, humour e psicanalisi in un cocktail intelligente, pieno di trovate esilaranti e senza cedimenti fino alla fine. Gli attori, un cast di “all stars”, sono perfetti. La fotografia, premiata in patria, meravigliosa. La regia sicura, personale ma senza troppi fronzoli, con tempi equilibratissimi. La storia di gangster è in realtà un pretesto per raccontare l'amicizia che lega i protagonisti e l'evoluzione dei loro caratteri. Per farlo, Jensen, si serve di drammatici (ma al contempo spassosi) flashback nell'adolescenza di ognuno. Il legame tra il carattere esibito dall'adulto e il trauma subito in adolescenza è volutamente e grottescamente didascalico. Ed è proprio l'insolito equilibrio che si viene a creare tra i diversi generi (il dramma, la commedia, l'action, il grottesco) che dona a questo film una cifra stilistica assai accattivante e fa di questo regista una delle migliori new entry in ambito europeo di questi anni (da Asian World).
Domenica 18 Dicembre ore 21.30
The Damned - L’abisso
di Joseph Losey (1963 UK 96')
Simon Wells, un americano in viaggio in Inghilterra, convince Joan, una ladruncola che lo aveva assalito, ad abbandonare i teppisti ai quali si era unita. Inseguiti dal fratello di lei, i due sono costretti a fuggire a bordo di un motoscafo. Raggiunta una insenatura isolata, vicina ad una base militare, Simon e Joan si addentrano in una cavità e scoprono un misteroso ambiente sotterraneo che ospita un gruppo di enigmatici bambini. Gli adolescenti sono lì trattenuti in stato di prigionia dal professor Bernard che, d'accordo con le autorità inglesi, ne cura l'educazione ma ne impedisce qualsiasi contatto con l'esterno. Come ben presto Simon e Joan vengono a sapere, i bambini sono gli sfortunati figli di alcune coppie, rimaste vittime, tempo prima, di un esperimento atomico non riuscito. Guardati a vista da guardie coperte da tute protettive, i "figli della luce" (privi di sorriso e dalla pelle fredda) sono segnati dalle radiazioni, ma sopravvivono, per costituire - secondo il disegno dello scienziato - il nucleo della rinascita del genere umano all'indomani della probabile guerra nucleare che sterminerà ogni forma di vita. Simon e Joan tentano di liberare i ragazzi dal bunker, ma...Sulla base di un romanzo di H.L. Lawrence, Losey costruisce un film fortemente pessimistico, una storia senza speranze che ipotizza il potere impegnato in un freddo calcolo per la costruzione di un nuovo ordine sociale da istituire dopo le devastazioni di una guerra atomica, data come evento futuro inevitabile e non prevenibile (da fantafilm.net). Si tratta di uno splendido film, quasi esoterico, che richiama “Il villaggio dei dannati” di Rilla e anticipa di quasi dieci anni le scorribande dei boys di “Arancia Meccanica”. Un cult assoluto, impreziosito dalla presenza di un favoloso Oliver Reed. Stranamente non è mai stato adeguatamente rivalutato dai critici del nostro paese.
Domenica 25 Dicembre ore 21.30
Johanna
di Kornél Mundruczo (2005 Ung 86')
Ufo di cristallina entità, prodotto da Bela Tarr. Miracolosamente sopravvissuta ad un'overdose, la tossicodipendente Johanna, grazie alle premure di un giovane dottore, diventa infermiera nell'ospedale in cui è stata salvata e decide di dedicare la vita agli altri. Comincerà a guarire i pazienti senza bisturi, semplicemente donando loro il proprio corpo. Ma ciò non sarà visto di buon occhio dai medici. Opera davvero curiosa questa trasposizione della vicenda di Giovanna d'Arco ai giorni nostri che, oltre all'estrosa rilettura del personaggio storico, vanta il primato di essere la prima ad utilizzare un'Opera appositamente composta. La colonna sonora è infatti una suggestiva Opera sulla quale si adagiano i dialoghi dei personaggi. Bellissima la fotografia virata al giallo/verdastro che proietta umori logori e stagnanti nei corridoi e nelle stanze dell'ospedale e il lavoro sulle luci, col volto di Johanna che stancamente emerge dalle tenebre (da Asian World).
Domenica 4 Gennaio ore 21.30
Todo Modo
di Elio Petri (1976 ITA/FRA FRA 120')
Uno dei film maledetti del cinema italiano, ispirato ad un racconto di Leonardo Sciascia, volutamente mantenuto invisibile in tutti questi anni dal potere costituito. L’inquietante vicenda ha luogo in un albergo/eremo/prigione, nel quale capi politici, grandi industriali, banchieri e dirigenti d'azienda, oltre a tanti servi e leccapiedi, tutti appartenenti alle varie correnti democristiane, si ritrovano per gli annuali esercizi spirituali di tre giorni, al fine di espiare i reati di corruzione e altre che essi erano soliti praticare. Questa volta la riunione avviene in concomitanza con una misteriosa epidemia che miete numerose vittime in Italia.
Una pesantissima e simbolica denuncia verso la corruzione, l’affarismo distorto, il malcostume e il dilagare di interessi personali nella gestione della cosa pubblica da parte di chi comanda e dirige lo stato italiano. Tuttora un pugno nello stomaco dello spettatore, interpretato da un indimenticabile Gian Maria Volonté, calato nei panni del Presidente, oscura ed enigmatica figura che richiama nelle movenze, nei comportamenti e nel modo di parlare quella di Aldo Moro. Nel cast anche Marcello Mastroianni, Ciccio Ingrassia (in un cameo da brividi) e Michel Piccoli. E’ il film che ha ispirato Sorrentino per la costruzione del suo “Il Divo”. Da vedere e rivedere, anche per capire meglio l’attualità.
Domenica 11 Gennaio ore 21.30
Flickering Lights
di Anders Thomas Jensen (2000 DAN/SVEZ 109')
Un gruppo di quattro piccoli delinquenti decide di tenersi il bottino di una rapina su commissione. Per sfuggire alla vendetta del committente, un violento boss chiamato Eskimo, scappano alla volta di Barcellona ma il motore dell'auto si fonde lungo una strada che attraversa il bosco. Uno di loro è ferito e, per poterlo curare, sono costretti a rifugiarsi nel rudere di un vecchio ristorante nel cuore del bosco stesso. Al fine di non destare sospetti, dapprima fingono di voler ristrutturare e riaprire il ristorante poi, progressivamente, il luogo e i loro strambi vicini li conquistano. I quattro amici decidono di restare ma Eskimo è già sulle loro tracce...
Il film è stato un enorme successo in patria ed è veramente incomprensibile la miopia dei nostri distributori che lo hanno completamente ignorato. Si tratta in effetti di un film delizioso. Una favola dai toni agrodolci che mescola violenza, humour e psicanalisi in un cocktail intelligente, pieno di trovate esilaranti e senza cedimenti fino alla fine. Gli attori, un cast di “all stars”, sono perfetti. La fotografia, premiata in patria, meravigliosa. La regia sicura, personale ma senza troppi fronzoli, con tempi equilibratissimi. La storia di gangster è in realtà un pretesto per raccontare l'amicizia che lega i protagonisti e l'evoluzione dei loro caratteri. Per farlo, Jensen, si serve di drammatici (ma al contempo spassosi) flashback nell'adolescenza di ognuno. Il legame tra il carattere esibito dall'adulto e il trauma subito in adolescenza è volutamente e grottescamente didascalico. Ed è proprio l'insolito equilibrio che si viene a creare tra i diversi generi (il dramma, la commedia, l'action, il grottesco) che dona a questo film una cifra stilistica assai accattivante e fa di questo regista una delle migliori new entry in ambito europeo di questi anni (da Asian World).
Domenica 18 Dicembre ore 21.30
The Damned - L’abisso
di Joseph Losey (1963 UK 96')
Simon Wells, un americano in viaggio in Inghilterra, convince Joan, una ladruncola che lo aveva assalito, ad abbandonare i teppisti ai quali si era unita. Inseguiti dal fratello di lei, i due sono costretti a fuggire a bordo di un motoscafo. Raggiunta una insenatura isolata, vicina ad una base militare, Simon e Joan si addentrano in una cavità e scoprono un misteroso ambiente sotterraneo che ospita un gruppo di enigmatici bambini. Gli adolescenti sono lì trattenuti in stato di prigionia dal professor Bernard che, d'accordo con le autorità inglesi, ne cura l'educazione ma ne impedisce qualsiasi contatto con l'esterno. Come ben presto Simon e Joan vengono a sapere, i bambini sono gli sfortunati figli di alcune coppie, rimaste vittime, tempo prima, di un esperimento atomico non riuscito. Guardati a vista da guardie coperte da tute protettive, i "figli della luce" (privi di sorriso e dalla pelle fredda) sono segnati dalle radiazioni, ma sopravvivono, per costituire - secondo il disegno dello scienziato - il nucleo della rinascita del genere umano all'indomani della probabile guerra nucleare che sterminerà ogni forma di vita. Simon e Joan tentano di liberare i ragazzi dal bunker, ma...Sulla base di un romanzo di H.L. Lawrence, Losey costruisce un film fortemente pessimistico, una storia senza speranze che ipotizza il potere impegnato in un freddo calcolo per la costruzione di un nuovo ordine sociale da istituire dopo le devastazioni di una guerra atomica, data come evento futuro inevitabile e non prevenibile (da fantafilm.net). Si tratta di uno splendido film, quasi esoterico, che richiama “Il villaggio dei dannati” di Rilla e anticipa di quasi dieci anni le scorribande dei boys di “Arancia Meccanica”. Un cult assoluto, impreziosito dalla presenza di un favoloso Oliver Reed. Stranamente non è mai stato adeguatamente rivalutato dai critici del nostro paese.
Domenica 25 Dicembre ore 21.30
Johanna
di Kornél Mundruczo (2005 Ung 86')
Ufo di cristallina entità, prodotto da Bela Tarr. Miracolosamente sopravvissuta ad un'overdose, la tossicodipendente Johanna, grazie alle premure di un giovane dottore, diventa infermiera nell'ospedale in cui è stata salvata e decide di dedicare la vita agli altri. Comincerà a guarire i pazienti senza bisturi, semplicemente donando loro il proprio corpo. Ma ciò non sarà visto di buon occhio dai medici. Opera davvero curiosa questa trasposizione della vicenda di Giovanna d'Arco ai giorni nostri che, oltre all'estrosa rilettura del personaggio storico, vanta il primato di essere la prima ad utilizzare un'Opera appositamente composta. La colonna sonora è infatti una suggestiva Opera sulla quale si adagiano i dialoghi dei personaggi. Bellissima la fotografia virata al giallo/verdastro che proietta umori logori e stagnanti nei corridoi e nelle stanze dell'ospedale e il lavoro sulle luci, col volto di Johanna che stancamente emerge dalle tenebre (da Asian World).
Rapporto Confidenziale Numero Dieci (Speciale su La Croce dalle Sette Pietre)
Rapporto Confidenziale
Numero Dieci
Rivista Digitale di Cultura Cinematografica
Speciale su "La Croce dalle Sette Pietre" alias "L'uomo lupo contro la Camorra"
Anteprima qui
Download gratuito qui
EDITORIALE di Roberto Rippa
Numerodieci. In realtà dodicesima uscita per Rapporto confidenziale, compreso il numerozero e il numero speciale dedicato allo scorso Festival internazionale del film di Locarno. In dodici mesi.
Senza farla troppo lunga, questo è il nostro primo compleanno.
In queste occasioni, uno vorrebbe non ritrovarsi a scrivere cose che pronuncerebbe un o una qualsiasi nuovo/a cantante R&B ritirando un Grammy (avete presente i: “Ringrazio Dio per il dono della voce”? Ecco, appunto) o una Miss Italia appena eletta, ma evidentemente non si scappa, sono le celebrazioni - per quanto non troppo insistite da queste parti - a chiamare la banalità. E quindi, malgrado la dose massiccia di Herschell Gordon Lewis assunta prima di mettermi davanti allo schermo…
…modalità commozione ON
Era il novembre dello scorso anno quando Alessio ed io ci trovammo a parlare per la prima volta di quello che sarebbe poi diventato Rapporto confidenziale..
Sembrava un’idea aleatoria, su cui comunque ponderare e discutere lungamente, ma, appena due settimane dopo, in dicembre appunto, il numerozero era già disponibile. Da allora ne abbiamo pubblicati dodici. Tutti, più o meno, come li avremmo voluti (con la necessaria evoluzione tra i primi e questo) e tutti sempre liberi, indipendenti e gratuiti come avevamo deciso inizialmente.
Molte cose sono cambiate in quest anno: alcuni collaboratori sono passati fugacemente, altri si sono aggiunti e hanno scelto di restare, la mira è stata aggiustata più volte e ancora non è finita.
Già, perché Rapporto confidenziale è un progetto sempre in corsa: finito un numero si lavora già a quello seguente, e spesso non è esattamente una passeggiata di salute.
Le ambizioni sono molte, le stesse iniziali, quella di proporre la rivista che vorremmo leggere se non la facessimo noi, una rivista che tratta senza barriere del cinema che ci piace, con la massima libertà di scelta sui temi da pubblicare, innanzitutto. Ma se ne aggiungono altre: quella di diffondere più e meglio la rivista e quella di promuovere sempre di più la collaborazione tra chi scrive, per citarne due. Non solo, ci sono progetti che riguardano anche l’uscire dalle pagine della rivista – come abbiamo già fatto lo scorso mese, con la presentazione in anteprima del bellissimo Sisifo con Daniele Coluccini, Matteo Botrugno e Andrea Esposito - ma di questo parleremo presto.
Sarebbe lungo elencare i motivi di enorme soddisfazione di questi ultimi dodici mesi, ne cito quindi solo alcuni: la presenza di molti fedeli collaboratori, i festival cinematografici che ci hanno accreditati riconoscendo il progetto, il Volcano Film Festival che ci ha scelti come referenti per la stampa, la tesi universitaria scritta sulla rivista da Raffaele Marco della Monica…
Ultimo, non per importanza, quello di essere entrati in contatto con tante persone interessanti, e non mi riferisco solo a coloro che scrivono per la rivista.
Un ringraziamento particolare però va ad Alessio, il cui entusiasmo (nonché l’impressionante capacità di non staccarsi dal computer anche per 48 ore di seguito quando la data prevista per la pubblicazione va rispettata contro ogni logica), quello che ci permette da un anno di uscire ogni mese con numeri talvolta dalle dimensioni titaniche e dall’aspetto grafico sempre più curato, è stato e rimane fondamentale per questa rivista.
modalità commozione OFF
Talvolta noi peniamo parecchio per rispettare l’uscita mensile, toccava a noi, questa volta, infliggere una pena a voi. Ecco quindi lo speciale su L’uomo lupo contro la camorra.
A gennaio e buona lettura (Robero Rippa)
PS: Rapporto Confidenziale è anche (obbligatoriamente visti i tempi) su facebook.
A proposito di Facebook...è il social network virale che sta togliendo sempre più interesse verso i blog (a mio parere autentico strumento rivoluzionario di informazione), apparentemente dirigendolo verso sterili pettegolezzi e puerili sciocchezzuole...ok hanno vinto Loro anche questa volta...
facciamo qualcosa (Zonekiller)
Numero Dieci
Rivista Digitale di Cultura Cinematografica
Speciale su "La Croce dalle Sette Pietre" alias "L'uomo lupo contro la Camorra"
Anteprima qui
Download gratuito qui
EDITORIALE di Roberto Rippa
Numerodieci. In realtà dodicesima uscita per Rapporto confidenziale, compreso il numerozero e il numero speciale dedicato allo scorso Festival internazionale del film di Locarno. In dodici mesi.
Senza farla troppo lunga, questo è il nostro primo compleanno.
In queste occasioni, uno vorrebbe non ritrovarsi a scrivere cose che pronuncerebbe un o una qualsiasi nuovo/a cantante R&B ritirando un Grammy (avete presente i: “Ringrazio Dio per il dono della voce”? Ecco, appunto) o una Miss Italia appena eletta, ma evidentemente non si scappa, sono le celebrazioni - per quanto non troppo insistite da queste parti - a chiamare la banalità. E quindi, malgrado la dose massiccia di Herschell Gordon Lewis assunta prima di mettermi davanti allo schermo…
…modalità commozione ON
Era il novembre dello scorso anno quando Alessio ed io ci trovammo a parlare per la prima volta di quello che sarebbe poi diventato Rapporto confidenziale..
Sembrava un’idea aleatoria, su cui comunque ponderare e discutere lungamente, ma, appena due settimane dopo, in dicembre appunto, il numerozero era già disponibile. Da allora ne abbiamo pubblicati dodici. Tutti, più o meno, come li avremmo voluti (con la necessaria evoluzione tra i primi e questo) e tutti sempre liberi, indipendenti e gratuiti come avevamo deciso inizialmente.
Molte cose sono cambiate in quest anno: alcuni collaboratori sono passati fugacemente, altri si sono aggiunti e hanno scelto di restare, la mira è stata aggiustata più volte e ancora non è finita.
Già, perché Rapporto confidenziale è un progetto sempre in corsa: finito un numero si lavora già a quello seguente, e spesso non è esattamente una passeggiata di salute.
Le ambizioni sono molte, le stesse iniziali, quella di proporre la rivista che vorremmo leggere se non la facessimo noi, una rivista che tratta senza barriere del cinema che ci piace, con la massima libertà di scelta sui temi da pubblicare, innanzitutto. Ma se ne aggiungono altre: quella di diffondere più e meglio la rivista e quella di promuovere sempre di più la collaborazione tra chi scrive, per citarne due. Non solo, ci sono progetti che riguardano anche l’uscire dalle pagine della rivista – come abbiamo già fatto lo scorso mese, con la presentazione in anteprima del bellissimo Sisifo con Daniele Coluccini, Matteo Botrugno e Andrea Esposito - ma di questo parleremo presto.
Sarebbe lungo elencare i motivi di enorme soddisfazione di questi ultimi dodici mesi, ne cito quindi solo alcuni: la presenza di molti fedeli collaboratori, i festival cinematografici che ci hanno accreditati riconoscendo il progetto, il Volcano Film Festival che ci ha scelti come referenti per la stampa, la tesi universitaria scritta sulla rivista da Raffaele Marco della Monica…
Ultimo, non per importanza, quello di essere entrati in contatto con tante persone interessanti, e non mi riferisco solo a coloro che scrivono per la rivista.
Un ringraziamento particolare però va ad Alessio, il cui entusiasmo (nonché l’impressionante capacità di non staccarsi dal computer anche per 48 ore di seguito quando la data prevista per la pubblicazione va rispettata contro ogni logica), quello che ci permette da un anno di uscire ogni mese con numeri talvolta dalle dimensioni titaniche e dall’aspetto grafico sempre più curato, è stato e rimane fondamentale per questa rivista.
modalità commozione OFF
Talvolta noi peniamo parecchio per rispettare l’uscita mensile, toccava a noi, questa volta, infliggere una pena a voi. Ecco quindi lo speciale su L’uomo lupo contro la camorra.
A gennaio e buona lettura (Robero Rippa)
PS: Rapporto Confidenziale è anche (obbligatoriamente visti i tempi) su facebook.
A proposito di Facebook...è il social network virale che sta togliendo sempre più interesse verso i blog (a mio parere autentico strumento rivoluzionario di informazione), apparentemente dirigendolo verso sterili pettegolezzi e puerili sciocchezzuole...ok hanno vinto Loro anche questa volta...
facciamo qualcosa (Zonekiller)
19/12/08
Robert Rich
Robert Rich
Robert Rich è uno dei personaggi cardine del rinnovamento musicale di fine novecento. Nato a Menlo Park, California, nel 1963, inaugura la sua vasta produzione musicale pubblicando le prime opere non ancora ventenne, poco prima di laurearsi in matematica e psicologia all'Università di Stanford. In questo periodo collabora con Stephen LaBerge, eminente studioso che dirige ricerche sul cosiddetto “Lucid Dreaming”, ovvero il fenomeno del mantenere coscienza durante il sogno, e partecipa alla realizzazione di apparecchiature elettroniche per il monitoraggio del sonno e per l'induzione di sogno lucido a fini di studio.
Questa esperienza avrà un ruolo fondante nel percorso musicale di Rich.
Le prime sperimentazioni prendono le mosse dalle coordinate Ambient di Brian Eno e Pauline Oliveros, e consistono in lunghissime sessioni elettroniche in cui strutture musicali appena accennate si ripetono con variazioni minime su tappeti magmatici in evoluzione. Risalgono a questo periodo Sunyata, Trances, Drones. Subito evidenti due istanze fondamentali, da un lato una pulsione evolutiva, caotica e dionisiaca battezzata “Glurp”, uno humus di suoni asintattici e gorgoglianti, dall'altro una volontà di forma, “Shimmer”, strumento strutturale, cristallino ed iterativo.
Diviene presto famoso per i suoi “Sleep Concerts”, concerti in cui suona tutta notte per platee dormienti, accompagnando il sonno del pubblico con tappeti sonori; risalgono a questo periodo esperimenti atti a vivificare l'attività onirica tramite uno studio accurato dell'intonazione delle scale musicali e dei loops.
Parleremo meglio tra poco di questi esperimenti psicoacustici, a mio parere l'aspetto più interessante dell'opera di Rich.
E' prima prudente distinguere (quasi tutta) l'opera di Rich dal vasto e sempre troppo prolifico sottobosco NewAge. Indubbiamente una forte componente ascetica permea la sua musica, ma sarebbe sbagliato sovrapporre due realtà lontane poichè il compiacimento melodico e la retorica misticheggiante tipici della New Age sono estranei all'opera di Rich.
Il punto di partenza non sono grossolane melasse di precetti spirituali impoveriti, ma una profonda ricerca nel campo del rapporto musica-coscienza. Lo stesso Rich parla dell'influenza della musica estatica di tutto il mondo sulla sua opera, ma tra i suoi riferimenti e la sua produzione musicale passa un complesso metabolismo che tiene alla larga facili citazionismi e semplificazioni. L'obiettivo che spinge Rich ai primi passi musicali non è la musica in se, ma la creazione un “altrove” psicoattivo tramite la musica.
A Sunyata seguono a breve Geometry e Numena, album con cui rende omaggio alla scuola tedesca dei correri cosmici (Tangerine Dream) e al minimalismo (Terry Riley). Il tema profondo della sua ricerca continua ad essere la struttura, che in questa fase si fa più cristallina ed apollinea; rimangono pochissime le concessioni melodiche.
Robert Rich è uno dei personaggi cardine del rinnovamento musicale di fine novecento. Nato a Menlo Park, California, nel 1963, inaugura la sua vasta produzione musicale pubblicando le prime opere non ancora ventenne, poco prima di laurearsi in matematica e psicologia all'Università di Stanford. In questo periodo collabora con Stephen LaBerge, eminente studioso che dirige ricerche sul cosiddetto “Lucid Dreaming”, ovvero il fenomeno del mantenere coscienza durante il sogno, e partecipa alla realizzazione di apparecchiature elettroniche per il monitoraggio del sonno e per l'induzione di sogno lucido a fini di studio.
Questa esperienza avrà un ruolo fondante nel percorso musicale di Rich.
Le prime sperimentazioni prendono le mosse dalle coordinate Ambient di Brian Eno e Pauline Oliveros, e consistono in lunghissime sessioni elettroniche in cui strutture musicali appena accennate si ripetono con variazioni minime su tappeti magmatici in evoluzione. Risalgono a questo periodo Sunyata, Trances, Drones. Subito evidenti due istanze fondamentali, da un lato una pulsione evolutiva, caotica e dionisiaca battezzata “Glurp”, uno humus di suoni asintattici e gorgoglianti, dall'altro una volontà di forma, “Shimmer”, strumento strutturale, cristallino ed iterativo.
Diviene presto famoso per i suoi “Sleep Concerts”, concerti in cui suona tutta notte per platee dormienti, accompagnando il sonno del pubblico con tappeti sonori; risalgono a questo periodo esperimenti atti a vivificare l'attività onirica tramite uno studio accurato dell'intonazione delle scale musicali e dei loops.
Parleremo meglio tra poco di questi esperimenti psicoacustici, a mio parere l'aspetto più interessante dell'opera di Rich.
E' prima prudente distinguere (quasi tutta) l'opera di Rich dal vasto e sempre troppo prolifico sottobosco NewAge. Indubbiamente una forte componente ascetica permea la sua musica, ma sarebbe sbagliato sovrapporre due realtà lontane poichè il compiacimento melodico e la retorica misticheggiante tipici della New Age sono estranei all'opera di Rich.
Il punto di partenza non sono grossolane melasse di precetti spirituali impoveriti, ma una profonda ricerca nel campo del rapporto musica-coscienza. Lo stesso Rich parla dell'influenza della musica estatica di tutto il mondo sulla sua opera, ma tra i suoi riferimenti e la sua produzione musicale passa un complesso metabolismo che tiene alla larga facili citazionismi e semplificazioni. L'obiettivo che spinge Rich ai primi passi musicali non è la musica in se, ma la creazione un “altrove” psicoattivo tramite la musica.
* * *
Negli anni '80 Rich conosce Steve Roach, uno dei padri di quella che verrà definita “ritual ambient”, musica ancestrale ed entropica in cui si fondono elettronica e suoni primitivi. Tra le collaborazioni si ricordano Strata e Soma. Trascurabili, a mio avviso, alcuni album del periodo immediatamente successivo, probabilmente concessioni a necessità di mercato: Propagation e Rainforest. Periodo fortunatamente breve, seguito dai nuovi fasti di Night Sky Replies ma soprattutto di Stalker, frutto di una collaborazione con Lustmord, opera a tinte scurissime in omaggio al magnificente film di Tarkovsky. Segue il notevole Fissures, collaborazione con l'italiano Alio Die (Stefano Musso). Nel 2001 viene pubblicato Somnium, uno sleep concert di sette ore. La discografia successiva è un insieme di collaborazioni e sperimentazioni in direzioni che qui trascurerò; segnalo solo Outpost, con Ian Boddy, e Calling Down the sky, notevoli reinterpretazioni delle tematiche ambient delle origini.
* * *
A chiusura di questa breve ed incompleta cronistoria discografica, un consiglio: Trances / Drones.
Questo il titolo del doppio album del 1996, ristampa dei primi esperimenti psicoacustici e sleep concerts risalenti agli anni '83-'84. Probabilmente il miglior lavoro di Rich, ed una delle migliori opere dell'elettronica di sempre. In “Trances” due soli brani, lunghissimi, in cui sibili e frequenze elettroniche intessono trame estatiche ed accompagnano l'ascoltatore alla catarsi. In “Drones”, vortici di loops e lap-steel guitar oscillano sospesi imitando le geometrie ora di un mare astratto (nel bellissimo brano “Seascape”), ora di impensabili strutture minerali.
La musica viene trattata come organismo vivente, più che come esercizio di volontà formale e metodica; alimentato dal proprio feedback e dalle proprie risonanze, il tappeto sonoro può evolvere e continuare a nascere da se stesso per gemmazione, tramite l'amplificazione delle proprie impurità.
In tutta la sua opera, Rich utilizza una differente scala musicale, chiamata Just Intonation. “E' un modo diverso di intonare la musica e di pensare l'armonia,” dice, “ E' antica quanto Pitagora o addirittura i Babilonesi. E' un sistema di accordatura basato sulla divisione delle armoniche in numeri interi, ed è corrispondente al nostro modo di percepire l'armonia. Molto più dell 'Equal Temperament, lo standard di accordatura nella cultura occidentale recente, basato in realtà su un'approssimazione dell'armonia.”
L'uso della Just Intonation e gli studi sul sogno sopra menzionati rendono questa musica capace di insinuarsi tra le pieghe della coscienza e, nel passaggio tra veglia e sonno, traghettarla nell'oceano onirico attraverso esplosioni di immagini ipnagogiche.
Superfluo osservare che l'ascolto di un album non possa che essere il surrogato di uno Sleep Concert; tuttavia costituisce un'esperienza di ascolto straordinaria ed intensa, e restituisce somaticamente il concetto di “musica come veicolo per l'anima” caro a tutte le tradizioni religiose e rituali primitive.
* * *
Questo il titolo del doppio album del 1996, ristampa dei primi esperimenti psicoacustici e sleep concerts risalenti agli anni '83-'84. Probabilmente il miglior lavoro di Rich, ed una delle migliori opere dell'elettronica di sempre. In “Trances” due soli brani, lunghissimi, in cui sibili e frequenze elettroniche intessono trame estatiche ed accompagnano l'ascoltatore alla catarsi. In “Drones”, vortici di loops e lap-steel guitar oscillano sospesi imitando le geometrie ora di un mare astratto (nel bellissimo brano “Seascape”), ora di impensabili strutture minerali.
La musica viene trattata come organismo vivente, più che come esercizio di volontà formale e metodica; alimentato dal proprio feedback e dalle proprie risonanze, il tappeto sonoro può evolvere e continuare a nascere da se stesso per gemmazione, tramite l'amplificazione delle proprie impurità.
In tutta la sua opera, Rich utilizza una differente scala musicale, chiamata Just Intonation. “E' un modo diverso di intonare la musica e di pensare l'armonia,” dice, “ E' antica quanto Pitagora o addirittura i Babilonesi. E' un sistema di accordatura basato sulla divisione delle armoniche in numeri interi, ed è corrispondente al nostro modo di percepire l'armonia. Molto più dell 'Equal Temperament, lo standard di accordatura nella cultura occidentale recente, basato in realtà su un'approssimazione dell'armonia.”
L'uso della Just Intonation e gli studi sul sogno sopra menzionati rendono questa musica capace di insinuarsi tra le pieghe della coscienza e, nel passaggio tra veglia e sonno, traghettarla nell'oceano onirico attraverso esplosioni di immagini ipnagogiche.
Superfluo osservare che l'ascolto di un album non possa che essere il surrogato di uno Sleep Concert; tuttavia costituisce un'esperienza di ascolto straordinaria ed intensa, e restituisce somaticamente il concetto di “musica come veicolo per l'anima” caro a tutte le tradizioni religiose e rituali primitive.
Invisible Map
Invisible Map è un progetto di esplorazione obliqua nelle sperimentazioni musicali contemporanee,
elettroniche e non. Il nome vuole essere un tributo alla musica di una formazione, i Biota, di cui si parlerà diffusamente in futuro.
Il progetto seguirà traiettorie suggestive più che intenti di esaustività; non un percorso metodico di recensioni tematiche, ma piuttosto di una costellazione semi-casuale di carotaggi nei tessuti profondi della musica sperimentale. Una sorta di “mappa invisibile” per indicare nuove rotte di ricerca, o semplicemente nuove possibilità di ascolto.
elettroniche e non. Il nome vuole essere un tributo alla musica di una formazione, i Biota, di cui si parlerà diffusamente in futuro.
Il progetto seguirà traiettorie suggestive più che intenti di esaustività; non un percorso metodico di recensioni tematiche, ma piuttosto di una costellazione semi-casuale di carotaggi nei tessuti profondi della musica sperimentale. Una sorta di “mappa invisibile” per indicare nuove rotte di ricerca, o semplicemente nuove possibilità di ascolto.
15/12/08
A Pier Paolo Pasolini
Mi aggiro fra ricatti e botte e licenzio
la mia anima mezza vuota e peccatrice
e la derelitta crocifissione mia sola
sa chi sono: spia e ricattatore
che odia i suoi simili. E non trovo
pace in questa sordida lotta
contro la mia rovina, il suo sfacelo.
Dio! Non attendo che la morte.
Ignoro il corso della Storia. So solo
la bestia che è in me e latra.
(Dario Bellezza)
08/12/08
07/12/08
Il Dottore (Dumbland - David Lynch)
Il Dottore - Dumbland
David Lynch (episodio 3)
Dumbland è una serie di corti in bianco e nero di animazione che rielabora l'immaginario lynchiano delle origini (The alphabet, The grandmother) coniugandolo con quello della sua leggendaria striscia a fumetti The angriest dog in the world. Il titolo parla chiaro: idiozia, sintesi, analità, devastazione. Una leccornìa.
David Lynch (episodio 3)
Dumbland è una serie di corti in bianco e nero di animazione che rielabora l'immaginario lynchiano delle origini (The alphabet, The grandmother) coniugandolo con quello della sua leggendaria striscia a fumetti The angriest dog in the world. Il titolo parla chiaro: idiozia, sintesi, analità, devastazione. Una leccornìa.
05/12/08
Graham Annable
Graham Annable
We Sing the Forest Electric
Botched
The Last Duet on Earth
Per saperne di più:
www.grickle.com
Intervista all'autore qui
We Sing the Forest Electric
Botched
The Last Duet on Earth
Per saperne di più:
www.grickle.com
Intervista all'autore qui
01/12/08
Welcome to the Machine
Welcome to the Machine
Pink Floyd
"Se prendi LSD quello che provi dipende interamente da chi sei...La nostra musica può precipitarti nell'orrore urlante o gettarti nell'estasi delirante. Più spesso la seconda. Scopriamo che il nostro pubblico adesso smette di ballare. Cerchiamo di averli lì in piedi completamente rapiti, a bocca spalancata."
(Roger Waters)
And then one day you find...Ten years have got behind you...No one told you when to run...You missed the starting gun...(da Time, n.° 4)
(per Alvino)
Pink Floyd
"Se prendi LSD quello che provi dipende interamente da chi sei...La nostra musica può precipitarti nell'orrore urlante o gettarti nell'estasi delirante. Più spesso la seconda. Scopriamo che il nostro pubblico adesso smette di ballare. Cerchiamo di averli lì in piedi completamente rapiti, a bocca spalancata."
(Roger Waters)
And then one day you find...Ten years have got behind you...No one told you when to run...You missed the starting gun...(da Time, n.° 4)
(per Alvino)
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