L'inconscio biologico della visione
Alberto Grifi
"l'occhio...l'occhio...l'occhio, rispetto al mestiere di cui sto raccontando, era evidentemente l'epicentro intorno al quale le sue protesi cibernetiche, obiettivi e pellicole, avrebbero dovuto, orbitando, compiere le loro evoluzioni...non si trattava più di guardare il mondo attraverso il macchinario cinematografico, che nella presunzione di essersi definitivamente insediato al posto dell'occhio biologico, andava regolamentando la norma visiva. Era un bel gioco lavorare in questa direzione. Mi ero servito di lenti, prismi, specchi di vari tipi, come questo per esempio, nel tentativo di fondare una nuova grammatica visiva che tendesse a far emergere, insieme al passato filogenetico dei corpi in uno spazio a più dimensioni, l'inconscio biologico della visione, facendo anche tesoro di quella meravigliosa esperienza che ci avevano regalato le sostanze psicotrope...C'è una verità che sta sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vide...ed è la semplice constatazione che ognuno di noi è, come dire, una piccola cellula di un organismo più grande, che è il pianeta sul quale abitiamo...la Terra è un essere vivente, un'astronave viva sulla quale viaggiamo, dove tutto è vivo...acquisire nel quotidiano questa coscienza porterebbe ad una mutazione profonda nella concezione del fare politica e del nostro modo di agire...Sarebbe bello, pensavo, creare un luogo di sperimentazione dove il più lontano passato biologico possa essere scomposto nell'universo relativistico e ricomposto, viaggiando attraverso l'infinità di tutti gli esseri viventi che compongono la vita sul pianeta...Progettare un corpo collettivo, nuovo, configurare una nuova geografia di passioni, molto al di là dei limiti angusti dell'orizzonte antropocentrico...e da lì ricomporre una nuova intelligenza, abituata a considerare che è il nostro pianeta, è lui la creatura vivente, composta da un intreccio cervellotico di condizioni biologiche, di soggetti viventi diversi, di pulsioni libidiche differenti tra loro, tante quanti sono i suoi abitanti, non solo quindi gli uomini e le donne, ma anche l'infinita varietà degli animali e delle piante...e non va dimenticato che nel pensiero primitivo originario tutto è vivente, anche il mare...le montagne...il vento...i fiumi..."
(Alberto Grifi)
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