DICEMBRE 2012 - SCAGLIE
Mercoledì 5 dicembre
The
Plumber - L'Uomo di stagno
(1979 AUS) di Peter Weir
Jill Cowper (Judy Morris) è
un antropologa culturale e suo marito Brian un docente di medicina, insieme si
sono recentemente trasferiti in un appartamento universitario di Adelaide. Jill
viene interrotta nelle sue attività casalinghe e nei suoi studi dall’arrivo di
Max, idraulico del condominio che gli dice di essere venuto per fissare i tubi
in bagno, nonostante ella non abbia riportato in loro nulla di difettoso.“The
Plumber” è stato apparentemente basato su di un incidente reale che era
accaduto nella vita ad alcuni amici di Weir, a Londra. In molti aspetti,
“L’Idraulico”, nella traduzione letterale italiana, è un film sui confini delle
classi sociali. Il quale ci mostra come le persone possano essere troppo
educate per dire di no e poi prima che se ne possano accorgere, imbattersi in
qualcuno che non riconosce gli stessi confini che essi hanno calato nelle loro
vite borghesi, conformiste ed “organizzate”, e che va oltre i limiti tra la
cortesia e l’invadenza. In alcuni libri e saggi, “The Plumber” è stato
recensito come un film thriller, ma più che altro ci si sente come nei continui
scarti surreali di una delle commedie dell’assurdo di Eugene Ionesco
Mercoledì 12 dicembre
Bubba
Ho-tep - Il Re è qui (USA 2002)
di Don Coscarelli
Divertente horror umoristico
tratto da un suo romanzo breve omonimo. Scritto e diretto dal phantasmatico
Coscarelli, Bubba Ho-Tep. Fedele nel rispettare la trama originaria, con i lunghi
dialoghi infarciti di un vocabolario osceno ma irresistibile. Basti infatti
dire che Elvis ha un bubbone pieno di pus sul pene, e non perde secondo per
ricordarlo a se stesso e allo spettatore, usando di volta in volta espressioni
sempre più volgari e, nella sua amara realtà, divertenti. Allo stesso modo,
anche i metodi usati dalla mummia per risucchiare le anime, sebbene non
approfonditi come nel romanzo, seguono lo stesso procedimento per via rettale,
senza apparente ansia da censura pronta a mutilare il coraggio ostentato.
L’ironia pervade l’intera pellicola, sia nella caratterizzazione dei personaggi
(Elvis è stanco, sessualmente frustrato e ossessionato dal suo pene; Jack è
trascinante nella sua convinzione di essere il presidente Kennedy). È necessario
però far presente quanto la componente comica sia controbilanciata da
un’insospettabile quanto amara analisi della terza età, effettuata attraverso i
numerosi approfondimenti psicologici di Elvis e Jack. Accompagnati infatti da
una colonna sonora di rock sinfonico strabiliante, i molti momenti di
riflessione interiore del Re offrono spunti di pensiero e occasioni di pura e
semplice commozione, grazie anche all’intensità elargita dalla prova di un
immenso Bruce Campbell (L’armata delle tenebre, My Name is Bruce, Il mistero
del bosco, La Casa).
Mercoledì 19 dicembre
La
ballata del boia (SPA-ITA 1963)
di Luis García Berlanga
Trattasi di un film a modo
suo mitico, sempre citato come uno degli esempi meglio riusciti di cinema
spagnola, se non di resistenza, almeno di fronda al franchismo trionfante. Uno
sberleffo, un grotesque che, dopo la sua anteprima e il successo al festival di
Venezia nel 1963, trovò parecchi ostacoli in patria finendo stritolato dalla
censura e restando invisibile per qualche anno. La storia è un perfetto esempio
di surrealismo quotidiano iberico, scritta dal regista Luis Garcia Berlanga
insieme a quel talento parecchio corrosivo che era Rafale Azcona, ma anche con
la collaborazione del nostro grandissimo Ennio Flaiano. Di italiano c’è anche
il protagonista, un perfetto Nino Manfredi in uno dei suoi ruoli di uomo
qualunque stritolato da forze più grandi di lui. La storia: José Luis ha messo
incinta e poi sposato la figlia di un boia. Causa ristrettezze economiche, è
costretto a prendere il posto del suocero quando costui si ritira. Per anni non
deve esercitare, ma un giorno viene chiamato a fare il boia e si troverà al
cospetto della terribile garrota, lo strumento iberico delle pene capitali.
Ballando molto spagnolescamente, controriformisticamente, surrealisticamente
con la morte. Da vedere, sicuro.
Mercoledì 26 dicembre
I
ragazzi del massacro (ITA 1969)
di Fernando Di Leo
Tratto
dall’omonimo romanzo dello scrittore Giorgio Scerbanenco, il film è il primo
noir del regista Di Leo, celebre anche per la sua Trilogia del milieu. Alla
scuola serale di Milano Andrea e Maria Fustagni, un gruppo di undici ragazzi,
per lo più delinquetelli e piccoli criminali di strada, tra i tredici e i
vent’anni, uccide brutalmente la maestra Matilde Crescenzaghi senza un motivo
apparente. La polizia comincia ad indagare sull’omicidio, ma senza trovare
elementi chiari o sufficienti per far luce sulla misteriosa faccenda. Pressato
dal giudice istruttore che vuole far archiviare il caso, ma preso anche da
rimorsi e dalla propria coscienza di poliziotto, il questore Luigi Càrrua
affida il caso al commissario Duca Lamberti (Pier Paolo Capponi), suo amico e
collaboratore. Quest’ultimo comincia a sua volta ad indagare, rimanendo colpito
dalla brutalità dell’assassinio, e comincia a supporre che si possa trattare di
una vendetta personale. Lamberti insiste con Càrrua per interrogare a modo suo
i ragazzi e, trattandoli duramente, con metodi coercitivi come l’utilizzo
dell’anice lattescente a scopo intimidatorio e l’uso un linguaggio piuttosto
minaccioso e gergale, inizia pian piano a giungere a conoscenza di elementi
importanti: uno dei ragazzi era omosessuale e per questo non ha potuto prendere
parte al massacro, e alcuni alunni usavano spesso recarsi illegalmente in Svizzera
per contrabbandare sigarette e stupefacenti. Si giungerà presto alla verità...
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