Gennaio Cinema 2013 Scaglie
Mercoledì 9 Gennaio ore 21.30
Twixt
di Francis Ford Coppola (2011 USA 88’)
L’esecuzione del vampiro, il covo di streghe, undici bambini sgozzati, una gang di presunti satanisti ai confini della città. E non è finita: uno sceriffo burbero che custodisce il cadavere impalato di una bambina, e il di lei spettro che si aggira nei boschi chiedendo salvezza. In una parola “Twixt”, l’incubo di Francis Ford Coppola approdato in Europa sul palcoscenico del Torino Film Festival che lo ha scelto come evento di chiusura. C’è una sottile linea che separa l’horror dell’anima dal caos dell’anima e il regista de “Il padrino” vuole raccontarci la sua nuova storia lungo quei confini. Un budget di soli sette milioni di dollari gli permette di creare un esperimento visivo in territorio horror di indubbio fascino. Un viaggio allucinogeno nel mondo reale e in quello del sogno, due realtà destinate a incrociarsi e contagiarsi a vicenda. Dopo una prima mezz’ora ipnotica, Coppola sembra indeciso: continuare con il mistero o scegliere la logica narrativa classica. Edgar Allan Poe viene scelto dal regista come guida del protagonista all’interno dell’orrore. Lontano da Hollywood e con parte della critica che ormai non crede più nel suo cinema, Coppola non si preoccupa e continua a fare film personali, da duro e puro maverick.
Mercoledì 16 Gennaio ore 21.30
Beket
di Davide Manuli (2008 ITA 80’)
Commedia della solitudine in forma di itinerario geografico-esistenziale, un film non per tutti i palati: impegnativo alla visione, pieno di riferimenti, intelligente ma (consapevolmente) criptico. Per chi è disposto ad accettare la sfida, si tratta di una parafrasi del beckettiano "Aspettando Godot"; una versione "dinamizzata" che ha ricevuto premi della critica a Locarno. "Dinamizzata" nel senso che, invece di starsene fermi ad aspettare, Vladimiro ed Estragone (qui ribattezzati Jajà e Freak) per andare da Godot si mettono on-the-road per la strada che solca un paesaggio desertico. Ma incrociano un sacco di gente: Adamo ed Eva, un cowboy? Guest-star Fabrizio Gifuni, Roberto "Freak" Antoni degli Skiantos, Paolo Rossi (in immagine televisiva), Beckett manifesta ascendenze nobili (ci sono memorie del surrealismo), ma poi gioca con i codici e gli stereotipi del cinema di genere. Un divertissement strano - non tutti saranno disposti a trovarlo divertente - che nella bella fotografia in bianco nero di Tarek Ben Abdallah evoca il cinema di Ciprì e Maresco.
Mercoledì 23 Gennaio ore 21.30
Fuoco
di Gian Vittorio Baldi (1968 ITA 86’)
Amato dai "Cahiers du cinema" e boicottato dalla censura e dal mercato, Gian Vittorio Baldi è uno dei cineasti più anomali nella storia del cinema italiano e un autore impegnato nelle tematiche della marginalità individuale e sociale. Il suo itinerario di regista e produttore, nelle tensioni degli anni Sessanta e Settanta, è rappresentativo di quell'epoca di utopie e provocazioni.
"Fuoco!" (1968), definito da Morando Morandini "notevolissimo per rigore, adeguamento tra intenzioni e risultati, coerenza interna tra materia drammatica e forme in cui è espressa", viene presentato in DVD nell'edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio 'L'Immagine Ritrovata'.
Girato interamente in presa diretta, il film racconta un episodio inquietante ed enigmatico: un uomo, asserragliato nel suo miserabile appartamento con la moglie e la bambina, spara contro la statua della Madonna durante una processione religiosa. Nasconde in casa un arsenale e continua a fare fuoco alla cieca dalla finestra. Inizia l'assedio delle forze dell'ordine che si protrarrà per un giorno e una notte. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 1968, divenne subito emblematico del clima di violenta contestazione contro lo stato, la famiglia, la religione.
Mercoledì 30 Gennaio ore 21.30
The Pixar Story
di Leslie Iwerks (2007 USA 87’)
Non è un documentario come gli altri, questo the Pixar Story. Ha seguito un lungo percorso. Leslie Iwerks ha semplicemente cominciato a raccontare una storia che ancora doveva concludersi. Se sei saggio e vuoi fare un documentario, aspetti che la storia sia pronta per essere raccontata. Ovvero aspetti che, in qualche modo, termini. Questo accade di solito. Ma Leslie Iwerks alla saggezza preferisce di gran lunga l’audacia.
Così la regista segue tutte le volute della complessa vicenda Pixar. E per farlo ci mette un po’ di tempo: «Abbiamo cominciato a girare nel 2002» ammette la prolifica regista «e nel 2006 siamo riusciti a concluderlo. Credo ne sia valsa la pena, non credete?». L’applauso scatta sincero. Sincero perché, ancora una volta, la Iwerks coinvolge in una storia di grandi scommesse e sfide. Portate avanti con sana follia e poco raziocinio. Esattamente come quella che l’ha portata a girare il documentario. La coerenza, prima di tutto. Tutto nasce da Tron. Più o meno. Dopo che il giovane regista John Lasseter lo vede si chiede: «Perché non possiamo farlo anche noi?!». Mi correggo. Non lo chiede a sé stesso, ma al suo capo alla Disney. Allora John prova a fare una timida animazione in 3D e la presenta al capo. Il capo gli dà una pacca sulla spalla, gli fa un sorriso e torna nel suo ufficio. Il giorno dopo Lasseter viene licenziato. La troppa audacia alcune volte non paga. O forse Lasseter non aveva osato abbastanza. Insieme a un certo Steve Jobs, già milionario, e a Ed Catmull, un mega computer scientist, lanciano una poderosa sfida all’industria dell’intrattenimento: produrre e girare cartoni animati in 3D. Inizialmente utilizzano la nuova tecnologia per diverse scene in Bianca & Bernie nella terra dei canguri e ne La Bella e la Bestia (giusto per mostrare i muscoli e far vedere di cosa erano capaci). Presa fiducia nelle loro capacità e potenzialità cominciano a lavorare sul primo lungometraggio: Toy Story. Da qui è Storia. Monsters and co., Nemo, Gli incredibili, Up. Una storia di successi, premi Oscar e super incassi al botteghino. Quello che ci mostra la Iwerks è l’ardore, il credere ciecamente in qualcosa che non c’è e “make it happen”. Sia nel momento della creazione dal nulla della compagnia, sia nella sua piena affermazione. Pochi sanno che Toy Story 2 fu riscritto in un fine settimana perché le preview erano andate malissimo. Un’azienda che spinge sempre più in là il limite, che non si ferma ed è avida di stupirci, ancora una volta, nel buio delle grandi sale.
(recensioni tratte dal web)