14/08/10

Il cervello è lo schermo

"Qualcosa di bizzarro mi ha colpito nel cinema: la sua attitudine inattesa a manifestare non il comportamento, ma la vita spirituale (e insieme i comportamenti aberranti). La vita spirituale non è il sogno o il fantasma, che sono sempre stati ostacoli del cinema, è piuttosto il campo della fredda decisione, della comprensione assoluta, di scelta dell'esistenza. Cos'è che rende il cinema così adatto a scavare nella vita spirituale? Questo può dare il peggio, un cattolicismo, un supplizio proprio al cinema, ma anche il più alto, Dreyer, Sternberg, Bresson, Rossellini e oggi Rohmer...In breve, il cinema non mette il movimento solo nell'immagine, ma anche nello spirito. La vita spirituale è il movimento dello spirito . Si passa in modo naturale dalla filosofia al cinema, ma anche dal cinema alla filosofia. Il cervello, questa è l'unità. Il cervello è lo schermo. Non credo che la linguistica e la psicanalisi siano di grande aiuto per il cinema. Lo è invece la biologia del cervello, la biologia molecolare. Il pensiero è molecolare, ha velocità molecolari che compensano il nostro essere lenti. La frase di Michaux: L'uomo è un essere lento, che è possibile solo grazie a velocità fantastiche. I circuiti e le concatenazioni cerebrali non preesistono agli stimoli, ai corpuscoli o ai granelli che li tracciano. Il cinema non è il teatro, compone i corpi con dei granelli. Le concatenazioni sono spesso paradossali e superano da tutte le parti le semplici associazioni di immagini. Il cinema, proprio perché mette l'immagine in movimento, o meglio, fornisce l'immagine di auto-movimento, non cessa di rintracciare dei circuiti cerebrali. Questo, ancora, è per il peggio o per il meglio. Lo schermo, cioè noi stessi, può essere un cervelletto deficiente d'idiota quanto un cervello creativo. Guardate i clip: la loro potenza stava in nuove velocità, in nuovi concatenamenti e riconcatenamenti, ma ancora prima di sviluppare la loro potenza sono già sprofondati in pietosi tic e smorfie, e in tagli distribuiti a caso. Il cattivo cinema passa sempre attraverso circuiti interamente di basso-cervello, violenza e sessualità in ciò che è rappresentato, un miscuglio di crudeltà gratuita e di debolezza organizzata. Il vero cinema coglie un'altra violenza, un'altra sessualità, molecolare, non localizzabile: i personaggi di Losey, per esempio, sono comprimari di violenza statica, tanto più violenti, quanto più immobili. Queste storie di velocità del pensiero, precipitazioni o pietrificazioni, sono inseparabili dall'immagine-movimento: si veda la velocità in Lubitsch, come egli metta degli autentici ragionamenti nell'immagine, dei bagliori, la vita dello spirito."
Gilles Deleuze, Divenire molteplice

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