23/03/11

Slowdive



L'ascoltatore viene proiettato in una verticalità ubiqua, oscura ed abbagliante al tempo stesso: un archetipo di musica onirica.
Degli Slowdive si è scritto molto, dopo anni dallo scioglimento e dopo che tutti avevano compreso di aver scovato un gioiello raro. Ai numerosi tributi postumi di riviste, critica e band che vi si ispirano più o meno esplicitamente (senza mai raggiungere quelle vette, Sigur Ros in primis), accosto un breve e modesto tributo di fortunato ascoltatore della prima ora, quella in cui nemmeno nei negozi inglesi si riuscivano a reperire i loro singoli.
Gli Slowdive possono essere considerati la vetta di quell'esperienza “shoegazer” collocata tra fine anni ottanta e primi anni novanta, caratterizzata da un largo uso di chitarre distorte, delays, feedback e voci in secondo piano. Ma ogni definizione di genere è impropria – come sempre accade per i grandi - e chi tenterà l'ascolto sperimenterà un incrocio proteiforme di psichedelia, ambient, trance, noise e dark-pop.
Dai primi singoli – brani come Avalyn, Golden hair, Albatross - è stata subito evidente una inedita capacità di descrivere spazialità (tr)ascendenti attraverso l'uso del rumore. Arriva il primo album (Just for a Day, per molti il loro lavoro migliore ma non dategli retta: non è vero), poi il secondo (Souvlaki) e anche Brian Eno si accorge di loro, accompagnandoli poi in più produzioni. Non mi dilungo in dettagli o in discografie che troverete facilmente dovunque (l'articolo su Ondarock è un ottimo approfondimento, anche se la discografia segnalata è incompleta) e mi precipito invece sul loro ultimo album, il rarefatto ed oscuro “Pygmalion”, bistrattato anche negli articoli della critica più percolante di venerazione verso la band.
Ecco: il parere di chi scrive è che Pygmalion sia il loro album migliore (ne è convinto anche Neil Halstead, la mente della band) ma anche uno dei migliori album di quel decennio. Brani come "Crazy for You" e "Rutti" raggiungono livelli di purezza e bellezza praticamente assoluti, e certamente sono manifesto e summa di quella dimensione musicale. L'album originale è oramai rarità e oggetto di culto per collezionisti, ma è disponibile una ristampa che include, tralaltro, alcune demo mai pubblicate: consigliatissimo.

(PS - su Youtube i brani degli slowdive sono difficilemnte reperibili e spesso editati dal fan di turno. Suggerisco di ascoltarli su www.grooveshark.com)




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