Novembre Cinema 2011 Scaglie
Essential Killing
di Jerzy Skolimowski (2010 POL 83’)
Road to Guantanamo: questo film ci fa vedere a che punto siamo arrivati. punta il dito contro di noi, ci mostra il livello di dis-umanizzazione che abbiamo toccato (o che stiamo toccando e che, sicuramente, abbiamo già toccato); ce lo indica soltanto, non va alla ricerca del colpevole o, foss’anche, del capro espiatorio. mette in evidenza come sia facile, oggi, scivolare nell’animalesco, ma nemmeno: nel sub-umano, nell’in-umano. lasciarsi accecare dalla bramosia di violenza come se questa fosse l’unico verbo che conosciamo, e far saltare in aria altri uomini, torturarli (la scena con la tanica di benzina), privarli della loro dignità.
Allah sa e voi non sapete: l’anonimo, silenzioso, sordo protagonista di quest’opera fugge come un animale cacciato dal branco, che è più forte, più coeso, più organizzato. è un mediorientale (verosimilmente afghano) catturato dopo aver fatto esplodere dei soldati USA e evaso durante un incidente di trasporto: ora è in una terra straniera (la Polonia del regista?), invasa dalla neve e dal freddo, impaurito e ferito e per questo incapace di ricevere solidarietà. è solo e ha nostalgia di casa sua, di sua moglie, di suo figlio. Ora può solamente sopravvivere, in una esasperata rievocazione delle cacce primordiali. senza il suo beneamato dio ad aiutarlo.
La cognizione del dolore: non è il suo territorio, non ha posto in cui rifugiarsi, è straniero in una terra lontana, non riesce a comunicare e non riesce nemmeno a sentire- per via della sordità- e, proprio in questa radicale condizione di caducità, apparirà la chiave per ritrovare l’umanità ormai perduta: l’incontro con una donna sordomuta che, come lui, non può comunicare, riaccenderà le scintille di comprensione, compassione, misericordia. si ricorderà di essere ancora un uomo; per poi andarsene per sempre, forse- finalmente- in serenità. (tratta da www. einzige-lunico.blogspot.com)
Domenica 13 Novembre ore 21.30
Tony Manero
di Pablo Larrain (2008 BRA/Cile 98’)
Mentre il Cile si trova nel periodo più buio della dittatura di Pinochet al cinema impazza il film “La febbre del sabato sera” con John Travolta nei panni di Tony Manero, il re delle discoteche. Raul Peralta, è un uomo di 52 anni ossessionato, come molti in quel periodo, da Tony Manero e dal film che ogni giorno rivede in una sala di Santiago, ripetendo le battute e le espressioni del suo idolo. Raul ha come unico scopo nelle sue squallide giornate quello di vincere il concorso ed essere il Tony Manero cileno. Il regista Pablo Larrain racconta la storia di un perdente, illustrata con una minuziosità talvolta opprimente, con la mdp che lascia per un attimo Raul, obbligando lo spettatore a seguire senza respiro i deliri di un folle. Larrain pone l’attenzione sulla solitudine e lo squilibrio mentale di Raul ed il suo sfrenato feticismo nei confronti di Tony Manero nello scenario della dittatura di Pinochet. Un uomo solo, freddo nei rapporti umani, limitati ad un ragazzo ed a tre donne innamorate della sua cattiveria, indifferente alla situazione politica e sociale cilena. Episodi riportati con estremo realismo, con dettagli che ben lasciano intendere l’assenza di umanità di un personaggio consumato nel suo folle narcisismo e che tocca l’apice durante la deprimente scena di sesso, al limite dell’hard. Per descrivere la morbosità ed instabilità mentale di Raul, Larrain non si cura affatto della mdp, lasciandola a volte in balìa di movimenti eccessivi e fotogrammi fuori fuoco. La fotografia è buia e sudicia, in perfetta simbiosi con gli squallidi luoghi (si notano le strade quasi sempre deserte) ed i personaggi femminili che, spogliati dei vestiti, sconcertano per la loro flaccidità e mancanza di sensualità. In un cast perfetto è Alfredo Castro ad impressionare, nei panni anche di co-sceneggiatore si cuce addosso il personaggio di Raul, offrendo un’interpretazione meravigliosa, fatta di silenzi profondi e di gestualità compiacenti, uno strano mix tra Al Pacino e Toni Servillo. “Tony Manero” è un film duro, senza alcun barlume di speranza, lontano dalle luci delle discoteche de “La febbre del sabato sera”. Un affresco gelido e bizzarro di uomo e di un Paese sull’orlo di un baratro, brutalizzato dalla dittatura e malato di televisione, spesso unica illusoria ragione di sopravvivenza (tratta da www. cinemaeviaggi.com)
Domenica 20 Novembre ore 18.30
It Might Get Loud
di Davis Guggenheim (2008 USA 98’)
La storia della chitarra viene rivisitata attraverso le esperienze di tre chitarristi di diverse generazioni e, soprattutto, caratterizzati da un approccio verso lo strumento radicalmente diverso: il giovane Jack White, The Edge e il maturo Jimmy Page. Naturalmente la scelta dei nomi ha scatenato interminabili discussioni (di un’inutilità disarmante), ma a mio avviso ha un suo perché. Le personalità dei tre artisti non potevano essere più differenti, i loro punti di partenza e di arrivo hanno ben poco in comune (a parte le radici blues che avvicinano molto White e Page), il loro atteggiamento verso la chitarra copre tutte le possibili combinazioni e varianti: dall’arsenale spaventoso di The Edge, per il quale l’effettistica è una componente essenziale nella creazione del sound all’approccio più diretto di Page, filtrato però dalla sua lunga esperienza in sala di incisione, fino al minimalista White, che suona con qualsiasi cosa emetta un suono. Ed è proprio White ad aprire il documentario, con una scena tra le più belle e significative. I tre, oltre a raccontare le proprie esperienze musicali e il personale rapporto con lo strumento, si scambiano informazioni e licks come accadrebbe tra… persone normali. Ma, ovviamente, non è la stessa cosa. In quello che a mio avviso è uno dei momenti topici del documentario, Page imbraccia la sua LesPaul e… magia. Guardate le espressioni di The Edge e White, e provate a immaginare come sarebbe stato trovarsi lì in quel momento. Il film è pieno di notizie e spunti interessanti, non solo per i fan dei tre artisti. E’ anche una gustosa occasione per allargare i propri orizzonti e, in molti casi, per imparare ad apprezzare approcci diversi che magari non si conoscevano nemmeno. Sicuramente Jack White non gode di una fama comparabile a quella del famosissimo chitarrista degli U2, men che meno a quella di un mito vivente come Page, ma vi consiglio di guardarlo e di ascoltarlo con attenzione. Ha sicuramente più carattere, manico e originalità di molti chitarristi ben più famosi di lui (tratta da www. chitarre.accordo.it)
Domenica 27 Novembre ore 21.30
Hobo with a shotgun
di Jason Eisener (2011 CAN 86’)
E’ il secondo “prodotto derivato” di Grindhouse, noto per aver lanciato 2 film ancora da realizzare con altrettanti fake trailer. Il primo ad uscire è stato “Machete”, appena recensito e in uscita proprio in questi giorni in Italia, mentre il secondo è appunto questo.
Trama semplicissima: negli Stati Uniti, in un futuro più o meno attuale, una città è completamente in mano a Drake, un pazzo che detiene un monopolio dei media con trasmissioni che sono tipo dei reality dove la gente viene senza patemi torturata e ammazzata. Questo avviene sia “in studio” che per le strade. Il suo potere abbraccia tutto però e anche la polizia è in mano sua. Regola numero 1: fare paura, a tutti. Vittime principali: gli homeless, trattati come carne da macello.
Tra questi vagabondi (aka “hobo”) se ne risveglia uno (Rutger Hauer) che decide di ribellarsi, stanco di subire e veder subire ogni genere di angherie. Sarà un inizio casuale, durante una rapina in un negozio dove si trovava, e da lì in poi sarà una escalation. Guerra dichiarata ormai, tra Hobo e Drake.
Spettacolo splatter grandioso! Dopo una mezzora interlocutoria e propedeutica ci sarà un’ora senza pace, modernissima nelle modalità di ripresa e con un gusto volutamente retrò (anni 70-80) nei colori e nelle musiche elettroniche. Difetti: in termini patatosi butta malissimo, gnocca quasi a zero. Pregi: ci sono delle violenze gratuite degne dei Frigidaire e i Freezer degli anni ‘80, chi ha letto almeno un numero di quelle riviste sa cosa intendo (tratta da www. robydickfilms.blogspot.com).