Un posto sulla terra e Artur Aristakisjan a Ravenna
A Ravenna al Cinema City ore 22 di Giovedì 23 Aprile proiezione di "un posto sulla terra" alla presenza del regista (Mosaico d'Europa Film Fest )...comunque sarò lì...spero di (ri)conoscervi in tanti
Un posto sulla terra - Mesto na Zemle
di Artur Aristakisjan (2001 Russia 120’)
Quando il cinema si fa opera d’arte e assume la complessità propria dei testi di filosofia, lo paragono all'illuminante "Stalker" di Tarkovskij come intensità di messaggio, dopo ambedue ho passato la notte insonne a rimuginarci sopra.
Il regista ha realmente fondato una comunità di hippies contemporanei dove senzatetto, diseredati, disabili e bambini si ritrovano per vivere assieme in piena Mosca, un vero e proprio squat alle soglie dell’illegalità per ritrovare la libertà individuale, altrimenti annientata dalla vita urbana e sociale contemporanea.
Il regista moldavo era, innanzitutto, interessato a svolgere uno studio sociologico e ciò lo ha spinto a fondare la comunità, rimasta in vita per cinque anni, durante i quali ha girato il film. Per realizzare il film ha venduto tutti i propri beni personali e messo in gioco letteralmente tutta la propria esistenza divenendo un senza tetto.
Gli attori professionisti utilizzati per la realizzazione del film sono stati solamente due, l'attrice fu scelta beffardamente perché alla domanda se si era sposata per amore o per soldi rispose senza esitazione che si era sposata per soldi.
La storia è quella di sei coppie che per diffondere l’amore e un tipo di vita anticonformista decidono, sotto la guida di un carismatico leader, di isolarsi dal mondo e alle stesso tempo di cercare nuovi adepti. Fondano così "Il Tempio dell'Amore", luogo dove ci si sacrifica in nome dell'altro, dove si aspira alla libertà, dove si pratica l'amore libero, dove continuamente si cerca la purezza e la salvezza dell'umanità, lontani dalla corruzione del mondo circostante.
Il film, commovente e profondo, è un pugno nello stomaco a tutte le nostre certezze occidentali e risulta indigesto anche al nostro sistema, solitamente capace di digerire agevolmente e riciclare ogni forma di controcultura ed espressione culturale antagonista.
Il linguaggio cinematografico di Aristakisjan è di una durezza marmorea, fastidioso e a tratti disgustoso (ma perfettamente aderente alla realtà che filma), non fa alcuno sconto, le immagini espressioniste bianco e nere si stagliano scomode sullo schermo, una sorta di violenta nausea attanaglia lo stomaco dello spettatore dall'inizio alla fine...tanto che i più abbandonano la visione quasi subito per tornare alle loro false certezze, al loro tranquilizzante e anestetizzante tran tran quotidiano e ai loro rassicuranti cult movies di cartapesta.
Ma dietro l'aspra apparenza si nasconde uno dei capolavori contemporanei, una spietata radiografia del nostro mondo, in qualsiasi posto della terra ci trovassimo, analisi profonda della complessità degli esseri umani e della crudeltà della nostra società ormai esportata globalmente (come non pensare alla comune come ad una metafora del Terzo Mondo).
La coscienza occidentale messa faccia a faccia con i propri scheletri nell'armadio (per giunta ancora vivi e agonizzanti) viene così selvaggiamente denudata e conseguentemente se ne rifugge via indignata e schifata. I reietti protagonisti del film sono gli spettri di ciò che con la nostra indifferenza, con la nostra superbia travestita spesso con sembianze religiose, con la nostra schiacciante egemonia, stiamo generando quotidianamente. Lo spettatore occidentale si affaccia sull'abisso che si trova "dall'altro lato dello specchio".
Ma anche "il Tempio dell'Amore" si dimostra un fallimento totale, per lo più popolato da opportunisti o fannulloni o drogati, il messianico leader si rivela un frustrato egocentrico dalla mentalità comunque piccolo borghese (disposto addirittura a castrarsi pur di ottenere l'attenzione degli adoranti adepti). Il film spietatamente dimostra come l'uomo in condizioni di libertà assoluta ricrei una realtà molto vicina ad un girone infernale (e visto che l'esperienza è reale, ciò colpisce maggiormente), non c'é proprio alcunché di mitico o mistico nella inquietante comunità.
La fine dell'Utopia è tragicamente lampante e quel che rimane potrebbe essere solo disillusione e disincanto. In realtà una scintilla di speranza rimane ed è data da una delle protagoniste Maria (vedi foto sotto), un essere umano puro e limpido, mosso veramente e profondamente dagli ideali che propaganda la comune, che dimostra come una scelta d'amore è l'unica possibile. Ma la spietatezza della società contemporanea è implacabile e viene immortalata nei fotogrammi finali in cui questa donna è accasciata, sofferente, lungo una scalinata e la folla indifferente le passa accanto scostandosi visibilmente, a nessuno viene in mente di porgerle aiuto.
Il grandissimo Robert Wyatt e le note di struggente dolcezza della sua "Sea Song" accompagnano la pellicola, toccando per l'eternità l'anima dello spettatore.
A mio parere Aristakisjan è il talento più puro emerso negli ultimi anni in campo cinematografico, ma quasi nessuno se ne è accorto, Gloria e Vita al sempiterno Enrico Ghezzi che lo ha ripetutamente proiettato nel suo Fuori Orario.
Propongo una colletta per permettere ad Aristakisjan di girare altri film...sono cibo prezioso per la mente e vaccini salvifici dal virus che è questa società.
"La speranza arriva quando non esiste più speranza"
"E' paradossale, il cinema si dovrebbe fare per i ciechi, che lo capterebbero senza vederlo, per l'energia che ha"
"Maria adesso legge libri di letteratura russa ai poveri e ai disabili. E' un'anima pura."
(Artur Aristakisjan)
20/04/09
Aiutiamo Detour!
Aiutiamo Detour!
Pubblico una lettera a cui tengo molto, presa dal sito del Cineclub romano Detour
"Cari soci e amici,
dopo 12 anni, Detour rischia la chiusura.
Il cineclub è più vivo che mai, il calendario delle proiezioni è pieno fino a fine stagione e tante, tantissime sono le realtà culturali e sociali che fanno riferimento alla nostra sala per svolgere le proprie attività.
Detour rischia di chiudere perché Il contratto di affitto è scaduto e dobbiamo lasciare i locali di Via Urbana 47/a.
A chi ci ha suggerito di occupare spazi non utilizzati o ex-cinema in disuso, o di “farci degli amici in alto” abbiamo risposto che non è nel nostro modo di vedere le cose. In tutti questi anni abbiamo regolarmente pagato l’affitto e abbiamo tenuto i partiti fuori dalla porta convinti che questi non debbano interferire con le nostre scelte o strumentalizzare le nostre iniziative.
Siamo, ancora fino al 31 Agosto, uno dei pochi, se non il solo cinema del centro storico, che organizza con cadenza settimanale iniziative accessibili a persone diversamente abili e proiezioni commentate per non vedenti. Siamo forse l’unica realtà del centro storico che usa il cinema come strumento di integrazione sociale. Senza contare il fatto che la nostra sala, in tutti questi anni, ha dato spazio a centinaia di giovani autori indipendenti e ad opere che diversamente non avrebbero potuto avere alcuna visibilità.
La prospettiva di riaprire in un altro locale non ci spaventa.
Avevamo già individuato delle possibili alternative ed eravamo pronti a spostarci, ma ad oggi non siamo ancora arrivati a un accordo con il locatario in merito all’indennità di avviamento spettante per legge, somma indispensabile per iniziare i lavori di ristrutturazione nella nuova destinazione.
Abbiamo sempre fatto le cose da soli. Con il volontariato e con il sostegno dei soci. Ma questa volta è diverso. Ristrutturare un nuovo locale ha dei costi che da soli non possiamo sostenere. Abbiamo bisogno di un aiuto. Non dai partiti, ma dalle istituzioni. Abbiamo bisogno di far sapere al Municipio I e al Comune di Roma, alla Provincia e alla Regione Lazio che Detour è una realtà necessaria.
Necessaria perché i cinema, quelli tradizionali non bastano; perché tante persone disabili hanno scelto Detour come loro cinema, un cinema realmente accessibile che non ha posti riservati (marchiati) e in cui non si viene stigmatizzati per la propria diversità. Necessaria perché il cinema non è solo vedere un film, ma anche fermarsi e parlarne; perché posti come il nostro sono un punto di partenza per potenziali talenti; perché tante, troppe sono le sale che stanno scomparendo per lasciare il posto a centri commerciali e bingo.
Vi chiediamo di scriverci e di manifestare il vostro interesse e sostegno per il Detour.
(niente di impegnativo, solo poche righe all’ email aiutiamodetour@gmail.com indicando i vostri dati e la vostra professione).
Inoltre, per chi avesse la possibilità di sostenere economicamente la riapertura, questi gli estremi bancari del Detour:
CONTO DETOUR
BANCA POPOLARE DI SONDRIO
IBAN: IT46 K056 9603 2080 0000 5249 X53
Filiale: 091 ROMA - AG. 8
Nella causale potete indicare “nome_cognome_donazione per riapertura Detour”.
Grazie".
Il Presidente
Lucia Pirozzi
17/04/09
The Fall & The Human Film
Sabato 18 Aprile
THE FALL
PARTY/VIDEO INSTALLAZIONI
quando: dalle H 24
dove: Palazzo delle Esposizioni, corso Mazzini 12, Faenza (RA)
promosso da Associazione cinefila Scaglie
Evento collaterale Festival dell'Arte Contemporanea
in collaborazione con Safy Ethiel, Diatonia, Angusto Ristorante, Romagna Giochi
Info e prevendite: Clandestino, viale Baccarini 21, Casa del Disco, corso Mazzini 38, Enoteca Astorre, piazza della Libertà 16/A
Domenica 19 Aprile ore 21.30
The Human Film
di Walter Ciusa (2005 ITA 80’)
Evento collaterale Festival dell'Arte Contemporanea
Più vero di Truman show, più irriverente di Borat, più veloce di Forrest Gump, più trasformista di Zelig, più cazzone del grande Lebowski... Ted Hemmann? Mat Podman? Jeff Bouges? Tiny Power? Paul Malone? Quale di questi due uomini esiste? Sono, veramente la medesima persona? Chi sono e cosa si può dire di loro? Probabilmente non è necessario dire nulla, limitiamoci a guardare: l'occhio della telecamera di Walter Ciusa indaga il protagonista in ogni meandro, nell'intimità. Ci permette di stare seduti e godere le continue metamorfosi, e coltivare la segreta speranza di vederlo trasformarsi in un supereroe. Ciusa ha realizzato con pochissimi mezzi (circa 280 euro, un record) "The Human Film", film biografico che attraverso più stili, narra le vicissitudini di un americano in Italia, un certo Ted. 7 anni di riprese (1998/2005) tra Bologna, Roma e Venezia e 30 ore di girato: la maggior parte delle persone ci sfiora, ci passa accanto, senza lasciare alcuna traccia di se, senza che un loro pregio, un difetto rimanga. Altre no, sono diverse, si notano per dissonanza. Atipiche. Non sono migliori; non sono peggiori delle altre. Più interessanti, forse. Sono il nervo scoperto, il sintomo; sono i punti neri di un corpo che è moltitudine. Gli atipici non debbono essere coperti, guariti o schiacciati. Uomini apparentemente insignificanti, segnano invece un'originale tracciatura del tempo che stiamo vivendo. Da non perdere .(dal sito del film http://www.myspace.com/thehumanfilm)
ALLE 19 APERITIVO CON IL REGISTA WALTER CIUSA E IL PROTAGONISTA TED HEMMANN!!!
THE FALL
PARTY/VIDEO INSTALLAZIONI
quando: dalle H 24
dove: Palazzo delle Esposizioni, corso Mazzini 12, Faenza (RA)
promosso da Associazione cinefila Scaglie
Evento collaterale Festival dell'Arte Contemporanea
in collaborazione con Safy Ethiel, Diatonia, Angusto Ristorante, Romagna Giochi
Info e prevendite: Clandestino, viale Baccarini 21, Casa del Disco, corso Mazzini 38, Enoteca Astorre, piazza della Libertà 16/A
"Personalmente ho il massimo riguardo per i valori della barbarie:
istinto, passione, capriccio, vilolenza, delirio"
(Jean Dubuffet)
istinto, passione, capriccio, vilolenza, delirio"
(Jean Dubuffet)
Domenica 19 Aprile ore 21.30
The Human Film
di Walter Ciusa (2005 ITA 80’)
Evento collaterale Festival dell'Arte Contemporanea
Più vero di Truman show, più irriverente di Borat, più veloce di Forrest Gump, più trasformista di Zelig, più cazzone del grande Lebowski... Ted Hemmann? Mat Podman? Jeff Bouges? Tiny Power? Paul Malone? Quale di questi due uomini esiste? Sono, veramente la medesima persona? Chi sono e cosa si può dire di loro? Probabilmente non è necessario dire nulla, limitiamoci a guardare: l'occhio della telecamera di Walter Ciusa indaga il protagonista in ogni meandro, nell'intimità. Ci permette di stare seduti e godere le continue metamorfosi, e coltivare la segreta speranza di vederlo trasformarsi in un supereroe. Ciusa ha realizzato con pochissimi mezzi (circa 280 euro, un record) "The Human Film", film biografico che attraverso più stili, narra le vicissitudini di un americano in Italia, un certo Ted. 7 anni di riprese (1998/2005) tra Bologna, Roma e Venezia e 30 ore di girato: la maggior parte delle persone ci sfiora, ci passa accanto, senza lasciare alcuna traccia di se, senza che un loro pregio, un difetto rimanga. Altre no, sono diverse, si notano per dissonanza. Atipiche. Non sono migliori; non sono peggiori delle altre. Più interessanti, forse. Sono il nervo scoperto, il sintomo; sono i punti neri di un corpo che è moltitudine. Gli atipici non debbono essere coperti, guariti o schiacciati. Uomini apparentemente insignificanti, segnano invece un'originale tracciatura del tempo che stiamo vivendo. Da non perdere .(dal sito del film http://www.myspace.com/thehumanfilm)
ALLE 19 APERITIVO CON IL REGISTA WALTER CIUSA E IL PROTAGONISTA TED HEMMANN!!!
08/04/09
The Eye Like a Strange Balloon Mounts Toward Infinity (Guy Maddin)
Odilon Redon or The Eye Like a Strange Balloon Mounts Toward Infinity
di Guy Maddin (1995 CAN/UK 1995)
"Rimanendo nella mia propria natura,
io mi manifesto mediante
il mio stesso potere di creazione"
(Bhagavad Gita)
"Siamo come ragni.
Tessiamo la nostra vita e in essa ci muoviamo.
Siamo come colui che sogna e vive nel proprio sogno.
E' questa la realtà dell'universo intero"
(Upanisad)
Opera in foto: Odilon Redon "The Eye Like a Strange Balloon Mounts Toward Infinity"
di Guy Maddin (1995 CAN/UK 1995)
"Rimanendo nella mia propria natura,
io mi manifesto mediante
il mio stesso potere di creazione"
(Bhagavad Gita)
"Siamo come ragni.
Tessiamo la nostra vita e in essa ci muoviamo.
Siamo come colui che sogna e vive nel proprio sogno.
E' questa la realtà dell'universo intero"
(Upanisad)
Opera in foto: Odilon Redon "The Eye Like a Strange Balloon Mounts Toward Infinity"
05/04/09
La selva dei Dannati (Luis Buñuel)
Domenica 5 Aprile al Clan Destino ore 21.30
La Selva dei Dannati
di Luis Buñuel (1956 FRA/MEX 100’)
In uno dei suoi film più politici e inquietanti, Luis Buñuel torna ad esplorare con la consueta maestria le dinamiche di un universo chiuso in cui finisce per esplodere la violenza. La vicenda si svolge in una cittadina sudamericana, dove il governo decide di nazionalizzare i giacimenti di diamanti, facendo scoppiare la rivolta dei cercatori. È in questa occasione che si intrecciano i destini di un forestiero, di una prostituta, di un missionario e di uno dei cercatori accompagnato dalla figlia sordomuta: accusati della sommossa dal corrotto capitano Ferrero, sono costretti a fuggire in una foresta tropicale, ma la lotta estrema per la sopravvivenza finirà presto per metterli l’uno contro l’altro. Forte dell’apporto di attori di rango come Simone Signoret e Michel Piccoli, e di una sceneggiatura firmata con il regista da Luis Alcoriza e Raymond Queneau, La selva dei dannati è una conferma dell’ineguagliabile stile di Buñuel, sospeso tra ironia e crudeltà, tra impronta surreale e spirito anarchico. (dalla presentazione del dvd)
La Selva dei Dannati
di Luis Buñuel (1956 FRA/MEX 100’)
In uno dei suoi film più politici e inquietanti, Luis Buñuel torna ad esplorare con la consueta maestria le dinamiche di un universo chiuso in cui finisce per esplodere la violenza. La vicenda si svolge in una cittadina sudamericana, dove il governo decide di nazionalizzare i giacimenti di diamanti, facendo scoppiare la rivolta dei cercatori. È in questa occasione che si intrecciano i destini di un forestiero, di una prostituta, di un missionario e di uno dei cercatori accompagnato dalla figlia sordomuta: accusati della sommossa dal corrotto capitano Ferrero, sono costretti a fuggire in una foresta tropicale, ma la lotta estrema per la sopravvivenza finirà presto per metterli l’uno contro l’altro. Forte dell’apporto di attori di rango come Simone Signoret e Michel Piccoli, e di una sceneggiatura firmata con il regista da Luis Alcoriza e Raymond Queneau, La selva dei dannati è una conferma dell’ineguagliabile stile di Buñuel, sospeso tra ironia e crudeltà, tra impronta surreale e spirito anarchico. (dalla presentazione del dvd)
04/04/09
Balance (Christoph & Wolfgang Lauenstein)
Balance
di Christoph Lauenstein & Wolfgang Lauenstein (1989 RFT 7')
di Christoph Lauenstein & Wolfgang Lauenstein (1989 RFT 7')
03/04/09
Aspettando Festival Arte Contemporanea 2009 (Faenza)
Mona Lisa Descending a Staircase
di Joan C. Gratz (1992 USA 7')
di Joan C. Gratz (1992 USA 7')
02/04/09
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