di Ivan Zulueta (1980 SPA 105')

In una splendida sequenza Pedro riesce poi ad ipnotizzare Ana davanti a una bambola di pezza di Betty Boop, figura centrale dell'infanzia di quest'ultima. Successivamente nei filmati di Pedro, che José guarda morbosamente senza sosta e in preda ad una sorta di arcana estasi mistica, appare inspiegabilmente una pausa, rappresentata da un breve fotogramma rosso. E' il tallone d'Achille delle esperienze di Pedro, la pausa, l'evento inspiegabile. Tale perdita di immagine, con il passare dei giorni, progressivamente si allarga e occupa inspiegabilmente maggiori spazi di pellicola girata. Contemporaneamente la salute di Pedro si guasta irrimediabilmente e questi si chiude in una sorta di autismo, passando le giornate a dormire autofilmandosi per poi rivedere avidamente tali frammenti. Le crisi di astinenza subentranti e le immagini irreparabilmente infettate lo ammalano mortalmente. A tal punto assistiamo ad un inserto di un frammento proveniente da un possibile film di José con Pedro come protagonista ( lo capiamo dalle gestualità decise di quest'ultimo e dalla trascinante musica in sottofondo), apparentemente un film noir con vampiri dagli occhiali scuri. Tale frammento è probabilmente alla base dell'idea di The Addiction di Abel Ferrara e sarebbe stato probabilmente la possibile via d'uscita per il cinema e la vita di Zulueta stesso. Il finale di Arrebato è poi il colpo di genio di Zulueta: vediamo José, ormai irrimediabilmente dipendente dalle immagini e assai preoccupato, recarsi a casa di Pedro per visionare l'ultima bobina e avere notizie di quest'ultimo. La casa è vuota, una minacciosa telecamera sta continuando a scattare, la bobina è presente, ma completamente occupata da fotogrammi rossi, eccetto che per una brevissima apparizione di Pedro in un unico fotogramma. Il film ha totalmente posseduto il ragazzo che si è spinto troppo oltre l'orlo dell'abisso, ma a questo punto assistiamo al colpo di scena che vede José prendere il posto di Pedro, con la telecamera che continua a scattare inesorabilmente. Il cinema ha vampirizzato e inglobato totalmente i suoi artefici. Nell'ultima sequenza, che è anche beffardamente l'ultima del cinema di Zulueta, lo scatto dell'obiettivo si trasforma in un colpo di mitragliatrice e José scompare dalla vita reale per ricomparire sui fotogrammi delle immagini proiettate. Ed è la stessa sorte toccata a Ivan Zulueta e all'attore che impersona Pedro, quel Will More, che sembra uscito dai primi film di Jarmush e non è mai più apparso in altre pellicole. Cavalcata mesmerizzante e indimenticabile questa visione di Arrebato, urlo lancinante e disperato del suo autore (poi scomparso dalla scena, avviluppato tra droga e crisi nervose). Tale pellicola è quasi diventata un'ossessione che mi ha tolto il sonno, sono rimasto totalmente rapito dal suo peculiare ritmo e dalle sue ipnotiche immagini, mirabilmente sospese tra cinema di genere e sperimentazioni degne della migliore avanguardia, sulla scia di Stan Brakhage e Dziga Vertov. Opera per puri visionari e viaggiatori alla ricerca dell'istante mistico in celluloide. Opera dedicata a chi rimane rapito (arrebato) davanti ad alcune manifestazioni artistiche o delle bellezze della natura. Opera dedicata a chi crede che il cinema abbia ancora la capacità di sviluppare endorfine oppioido-simili nei suoi spettatori. E con questo film il suo autore ci ricorda oltretutto, come amava ripetere Orson Welles, che "l'arte è una menzogna che serve per raccontare la verità".
Recensione di Arrebato ad opera di Magick Mike Dekalb.
Recensione di Arrebato ad opera del grande Roberto Curti.
"Arrebato è il simbolo di un cinema spagnolo apparentemente al di là delle possibilità di chiunque, eppure perseguibile, e radicalmente differente."
(Carlos Aguilar)
"Arrebato è un film estremo nel senso più ampio del termine, non tanto perché, ad esempio, mostra un'erezione a tutto schermo come se fosse lo sbocciare di uno strano fiore, né per la pera in dettaglio e i deliri oppiacei di Poncela, ma per la grandiosa follia di Zulueta, che osa reinventare e sconvolgere un mito archetipale del fantastico, quello vampirico, portando allo stesso tempo la famosa equazione del cinema come morte al lavoro fino alle estreme conseguenze. Alla fine, infatti, il protagonista scompare letteralmente dal mondo fenomenico per diventare un'immagine impressa su pellicola; sacrifica la propria vita per il cinema, perchè solo il cinema è vita."
(Roberto Curti da Sex and Violence. Lindau edizioni)
Gloria e vita al cinema di Ivan Zulueta!
"Amo il cinema.
Non importa che genere di film.
Ma tutti i generi di film devono ancora essere creati.
Io credo che il cinema non possa ammettere che un solo genere di film: quello in cui tutti i mezzi
d’azione sensuale del cinema saranno utilizzati.
Il cinema implica un rovesciamento completo dei valori, uno sconvolgimento dell’ottica, della
prospettiva, della logica. È più eccitante del fosforo, più accattivante dell’amore.
Il cinema ha la virtù di un veleno inoffensivo e diretto, un’iniezione sottocutanea di morfina.
Ecco perché l’oggetto del film non può essere inferiore al potere d’azione del film – e deve contenere
del meraviglioso..."
(Antonin Artaud)
musica: Alaska y los pegamoides BOTE DE COLON
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