31/08/09

Burning Man Festival

Burning Man Festival (31 Agosto - 7 Settembre)

Il nomadismo psichico che guida incessantemente questo blog ci porta alla scoperta di uno dei Festival più affascinanti del mondo che inizia proprio oggi: l'americano Burning Man Festival.
Nato quasi per gioco nel 1986 sulle spiagge di San Francisco con soli 20 partecipanti, il Burning Man Festival inizialmente era quasi un non-evento di pura rappresentazione, inteso sia come occasione per dare libero sfogo alla creatività che come larvato omaggio al cult movie del 1973 The Wicker Man. Come nel film suddetto al sesto giorno si celebrava l'apoteosi dando fuoco ad una statua in legno alta 12 metri dalle sembianze umane. Da quei tempi il festival è diventato un avvenimento imperdibile per tutta la cultura antagonista e alternativa statunitense e non solo, un posto dove si può spendere la vita vivendo e non solamente sopravvivendo. Un festival che crea letteralmente una Zona Temporaneamente Autonoma: la città provvisoria di Black Rock City, in quanto le tracce degli accampamenti così come le migliaia di artisti che vi partecipano non devono lasciare dietro di sé alcun segno delle loro performance. L'arte intesa quindi come condizione di vita e non come merce.
Per farsi un'idea della meravigliosa situazione che si viene a creare vale la pena seguire il blog del Burning Man Festival. Anche il sito del Festival è veramente un labirinto magico in cui piacevolmente perdersi tra mille stuzzicanti sollecitazioni.
Il leit-motiv di questa edizione è dedicato all’Evoluzione e a Charles Darwin in questi termini: "La natura non ha mai fatto alcun tipo di programma, né sembra replicare molto fedelmente. Nessun elemento vivente è esattamente identico ad altri della sua stessa specie. Charles Darwin ha denominato questo fenomeno variazione naturale. Esiste infatti una specie di impalpabile caos, un sovrappiù di mutazione e casualità, che abita profondamente l'essenza degli esseri viventi. Abbiamo capito che il DNA, il codice genetico che sottende alla vita, è soggetto a mutazione costante. Ciò permette alle generazioni di evolversi all’interno di un mondo in cambiamento. Il nostro tema di quest'anno suggerisce tre domande relative a questo: Chi siamo noi come esseri umani?, da dove veniamo?, e come possiamo adattarci per affrontare un mondo in perpetuo cambiamento?”. Imperdibili le risposte che scaturiranno in questi fiammeggianti giorni...e pensare che invece si starà lì a parlare del Festival di Venezia...

"La TAZ è utopica nel senso che prevede un'intensificazione della vita quotidiana, o come avrebbero potuto dire i Surrealisti, la penetrazione della Vita da parte del Meraviglioso...la TAZ per sua stessa natura si impossessa di ogni mezzo ottenibile per realizzarsi - verrà alla luce sia in una caverna che in una città spaziale - ma soprattutto vivrà, ora o appena possibile, in forma sospetta o sgangherata quanto si voglia, spontaneamente, senza riguardi per l'ideologia o l'anti-ideologia. Userà il computer, ma userà anche poteri che sono completamente dissociati dall'alienazione o dalla simulazione, tali da garantire uno spirito sciamanico-primordiale che infetterà anche la Rete stessa..."
(Hakim Bey)

Michael Jackson e la grave perdita

Questo carcerato filippino (nel frattempo a piede libero) potrebbe aiutare il mondo a dimenticare la grave perdita...

"Il mio obiettivo nella vita è quello di dare al mondo ciò che ho avuto la fortuna di ricevere: l'estasi della divina unione attraverso la mia musica e la mia danza."
(Michael Jackson)

30/08/09

Il Trash

"Il Trash è un parassita incosciente e imprevedibile che offre all'umanità l'occasione di rimettersi in discussione e di riscrivere se stessa da un "altro" punto di vista...il Trash non può essere predetto, anticipato, prefigurato. Si accontenta di esistere. Corre parallelo alla cultura di superficie e ai nuovi Media; talvolta li precede. La spazzatura è globale, ma le sue manifestazioni e il consumo variano di cultura in (sotto)cultura..."
(Giuseppe Salza)

Filmato estratto da "Attack of the Beast Creatures"
di Michael Stanley (1985 USA 104')

Labirinto

"Trovare il cammino attraverso il labirinto del proprio tempo,
senza soccombergli, ma anche senza saltarne fuori"
(Elias Canetti)

More regia di Mark Osborne (1998 USA 6')
musica Elegia eseguita dai New Order

28/08/09

Si cambia più facilmente religione che caffè

Si cambia più facilmente religione che caffè.
(Georges Courteline)

Mai post fu più autobiografico...

Oio (Simon Goulet)

Oïo
di Simon Goulet (2003 CAN 10’)

Oïo è un’esperienza unica dove la pittura e il mezzo cinematografico creano un dipinto in movimento: un video-dipinto. Schizzi di vernice nell’aria diventano percettibili all’occhio umano attraverso lo sguardo veloce della telecamera e del computer. Un elaborato congegno tecnico che permette a Goulet di creare un’opera unica e acclamata in tutto il mondo. “La sua straordinaria inventiva tecnica ci porta, attraverso immagini e musica, in un emozionante viaggio attraverso la creatività”. 540 litri di vernice, 56 colori, 7000 metri di pellicola, 33000 immagini digitalizzate 360 frames x secondo.

27/08/09

Les Maitres fous (Jean Rouch)

Les Maitres fous
di Jean Rouch (1954 FRA 36’)

Sconvolgente documentario etnografico del maestro Rouch, Les maitres fous è uno studio sui riti religiosi adottati da certe comunità negre trapiantate nelle grandi città dell’Africa europeizzata.
La sua influenza è stata rivendicata da uomini di teatro come J. Genet, che ci si è ispirato per i suoi drammi Les Bonnes e Les Nègres, e come Peter Brook, che si è servito di questo esempio per mostrare ai suoi attori cosa può essere l’esplosione dell’irrazionale nel corpo dell’uomo.
Il culto ha in comune con molti altri culti africani il fatto di essere essenzialmente costituito di danze di possessione durante le quali, progressivamente, i partecipanti entrano in un’altra dimensione, in una sorta di trance in cui il soggetto si presume sia posseduto dalle divinità o dallo spirito invocato. Il giorno dopo Jean Rouch ritroverà i posseduti di ieri distesi e tranquilli sull’abituale luogo di lavoro.
Per vederlo andare qui
"Non esistono due mondi separati, due realtà diverse, un mondo normale e uno paranormale...esiste un mondo unico, che si può guardare o vedere"
(Carlos Castaneda)

26/08/09

The House is Black (Forugh Farrokhzad)

The House is Black
di Forugh Farrokhzad (1963 Iran 20’)

Il film si apre con l’immagine di una donna dal volto semicoperto che si guarda allo specchio. Una voce fuori campo commenta: «Il mondo non difetta certo di brutture, se l’uomo distogliesse da loro lo sguardo ce ne sarebbero certo di più». Nel lebbrosario di Bababaghi a Tabriz, vive in completo isolamento una comunità di uomini e donne di ogni età impegnati nelle loro quotidiane faccende: il documentario svela l’umanità degli internati mediante scene di vita scolastica, giochi infantili e scambi di sguardi, testimoniando di una lotta per una vita dignitosa in una realtà di grande sofferenza. Alla voce della poetessa si alternano le voci dei protagonisti ed il lamentoso mormorio di preghiere in cui si ringrazia un Dio che perpetua il dono della vita. Indimenticabile e commovente viaggio al termine della notte della vita e di conseguenza del cinema.
Per vederlo andare qui

22/08/09

A page of Madness - Kurutta ippeji (Teinosuke Kinugasa)

A page of madness - Kurutta ippeji
di Teinosuke Kinugasa (1926 GIAP 59')

Due anni fa vidi questa eccentrica meraviglia (ne avevo letto sul forum spagnolo Cine-Clasico) rimanendo stordito sia per l'ineccepibile capacità tecnica del regista che per lo sconvolgente messaggio...mai avevo letto nulla di questo film in italiano, su IMDB i commenti erano giustamente entusiastici e veniva definito come un capolavoro dimenticato del cinema muto, per lungo tempo andato perduto e poi riemerso grazie ad un ritrovamento casuale della pellicola nei primi anni Settanta. Wikipedia diceva che il film era stato uno dei prodotti del gruppo di artisti d'avanguardia noto come shinkankaku-ha (o School of New Perceptions), gruppo che si poneva come obiettivo di superare la tradizionale rappresentazione di stampo verista. La sceneggiatura originale fu scritta da Yasunari Kawabata che poi vinse il premio nobel per la letteratura nel 1968.
La trama della pellicola al primo impatto risultava difficile da seguire, trattando di un uomo obbligato ad impiegarsi come bidello di un manicomio pur di poter stare vicino alla moglie malata, grave alienata ridotta in uno stato catatonico, probabilmente però colpevole dell'omicidio per annegamento della loro unica figlia. Ma quello che si insinuava saldamente nella psiche erano le immagini espressioniste e il montaggio trascinante, accompagnati da una bizzarra melodia allucinatoria. Altro elemento scardinante era rappresentato dalla situazione rappresentata, che evidenziava come chi non riuscisse a nascondere o a compensare le proprie difficoltà di vita venisse messo da parte dalla società dell'epoca ed esiliato in apposite strutture, irrimediabilmente etichettato come pazzo. I pazienti erano tenuti reclusi e trattati esattamente come in una terribile prigione. Il film veniva a configurarsi quindi come una denuncia coraggiosa e per l'epoca alquanto rivoluzionaria. Molte le sequenze che restano nella memoria come quella degli alienati che rimangono come ammaliati da una forza misteriosa, guardando una ballerina danzare, e poco dopo danno il via ad una violenta ribellione collettiva, resa da immagini dismorfiche e furibonde che potrebbero rivaleggiare con un Tetsuo di Tsukamoto.
La volontà del regista è quella di penetrare il subconscio dei malati e letteralmente di impressionarlo su pellicola, fino ad afferrare le più profonde radici della follia. Probabilmente si può dire che il suo tentativo è riuscito. Le lacrime poi affiorano quando, nel poetico finale, vediamo gli alienati con addosso maschere teatrali, apparentemente ritrovare un'ingannevole serenità.

Bollywood e la guarigione

"Individui tesi al pensiero positivo si ammalano più difficilmente e comunque guariscono molto più rapidamente di altri, prigionieri del dubbio o di pensieri negativi. I pensieri negativi sono peggio di un cancro, di un infarto. Sono il flagello dell'umanità..."
(H. Lindemann)

"Non c'è manifestazione psichica senza una corrispondenza vegetativa, né processo vegetativo senza un equivalente psichico."
(W. Thiele)

21/08/09

Freaks and Vips (Atypicalmovie): Laura Chiatti & Giampiero Calderoni

FREAKS and VIPS apre il conto alla rovescia. Mancano 2 settimane al Festival di Venezia, la caccia e' aperta. Vips al banchetto dei Freaks, Freaks genuflessi sul Red Carpet. Vips che ostentano tracotante sicurezza, Freaks armati di camera e pugnale. "Sir posso avere un po' del suo scalpo". Il mondo mondano che si fonde con il Mondo Reale, per 2 settimane, e c'è anche il cinema!!!

La continuazione su Atypicalmovie!
Largo agli angolisti!

Spirito e Corpo

"Non permettere che alcuno ti convinca di curarlo se prima non ti abbia aperto il suo animo, giacché il grande errore che commettono i medici del nostro tempo, nel sanare le infermità, è di considerare separati lo spirito dal corpo. Non si può guarire l'uno senza curare l'altro."
(Socrate)

Jeff Buckley
Grace

20/08/09

Il dolore

Il dolore

“Qualunque ragazzina innamorata può contare su Shakespespeare o Keats per dar voce ai suoi sentimenti, ma basta che il malato tenti di spiegare a un medico la sofferenza che ha nella testa perché il linguaggio si prosciughi di colpo. Egli sarà costretto a coniare qualche parola e, tenendo il suo dolore in una mano e un grumo di puro suono nell'altra (come forse fecero gli abitanti di Babele all'inizio) pressarli insieme in modo tale che alla fine ne salti fuori una parola del tutto nuova.”
(Virginia Woolf)

18/08/09

Bedlam (Mark Robson)

Bedlam (Manicomio)
di Mark Robson (1946 USA 79')
con Boris Karloff, Anna Lee, Billy House, Richard Fraser, Jason Robards Sr

Classico del mystery (fa parte del ciclo prodotto da Val Lewton per la mitica RKO) ispirato all'ottavo dipinto del ciclo di pittura "Carriera di un libertino" di William Hogart. Bedlam è l'abbreviazione di ""Bethlehem House for Insane", un'allucinante casa di cura realmente esistita nel 1700, qui affidata alle cure, non proprio ortodosse, del perfido dr. Sims. Quando un'attrice smaschera il sadismo che ispira le terapie del perfido dottore e fa per denunciarlo, lui riesce a far passare per pazza anche lei. Poi promuove, tra i malati, l'allestimento di uno spettacolo. Che sarà, per lui e per tutti, una liberatoria resa dei conti...
Il film di Robson è una singolare anticipazione dei temi del "Marat Sade" di Peter Weiss (portato sugli schermi da Peter Brook nel 1967), con la sua polemica contro i rigori della ragione, incarnata nel malvagio direttore del manicomio (uno splendido Karloff). Nel film la razionalità svela la sua componente cinica e crudele, mentre chi viene identificato come folle dimostrerà di essere più umano, solidale, spontaneo e caritatevole. Nella messa in scena suggestiva e contrastata si vede la mano del produttore Val Lewton (ricordiamo tra gli altri Il bacio della pantera e Ho camminato con uno zombie), genio della RKO degli anni Quaranta, che di questo film cura anche la sceneggiatura.
La struttura a scene chiuse, quasi autonome e indipendenti, è modernissima, tra il telefilm e il video. Lo scontro tra pazzia e razionalità non è ad un livello metafisico, ma è piuttosto molto concreto, di ordine morale e politico insieme. La messa in scena quasi illustrativa e didascalica, se interpretata associata al tema del film, ne fa un'opera di grande valenza socio-politica con un evidente antinazismo come filo conduttore. Bellissimo l'uso degli specchi e del vuoto/pieno dell'oscurità e delle ombre. Giganteggia Boris Karloff in un ruolo adeguato al suo talento, ricco di umori sulfurei e di humour nero, perfido ma non pauroso (per tutto il film è molto vanitoso, si cura d'aspetto, si mette e si toglie la parrucca continuamente...), bravo nonostante il fatto che a Val Lewton della recitazione poi non importasse granché.

17/08/09

Mavericks

"Se uno vuol essere alla moda per la maggior parte della sua carriera produrrà solo opere di secondo piano. Forse riuscirà casualmente ad ottenere un successo, ma questo significa che è un gregario e non un innovatore. Un'artista deve guidare, aprire delle strade...Mi sono sempre sentito isolato...Un buon artista deve essere isolato. Se non è isolato, vuol dire che qualcosa non va..."
(Orson Welles)

"Accetto l'onore che mi tributate, a nome dei veri indipendenti. Di chi segue la propria strada senza ritenerla la migliore, tranne che per se stesso.
Non pensate che siano chiacchiere per riaffermare la mia libertà, e che a me siano necessarie cose che tutti voi ritenete superflue. Per esempio, in quanto regista mi finanzio lavorando come attore. Cioè, sono pazzo. Ma non tanto da credere di essere libero. I film che avete visto non avrei potuto realizzarli altrimenti. Magari sarebbero stati migliori, ma non sarebbero stati miei. La verità è che questa splendida serata non avrebbe allietato la mia vita se non fosse stato per il mio proverbiale spirito di contraddizione. Chi vi parla è qualcuno che non solo si dichiara ancora oggi il vostro fedele servitore, ma anche, in quest'epoca di supermercati, la vostra drogheria sotto casa."
(Orson Welles, discorso pronunciato in occasione della consegna del Life Achievemente Award, onore tributatogli dall'American Film Institute nel 1975)

16/08/09

Et quid amabo nisi quod rerum enigma est?

"Et quid amabo nisi quod rerum enigma est? "
(F.W. Nietzsche)

Opera di Fernand Khnopff

15/08/09

Chronopolis (Piotr Kamler)

Chronopolis
di Piotr Kamler (1982 Francia/Polonia 52')

Ipnotica immersione nell’enigmatico mondo di Chronopolis, sorta di universo parallelo abitato da creature simili a sfingi di creta intente a gestire bizzarri macchinari, utili nella fabbricazione del tempo. La volontà è probabilmente quella di rappresentare quell’istante al di fuori del tempo in cui si mescolano in una mistica amalgama l’orizzonte della realtà e quello del sogno. Febbricitante incursione nell’inconscio collettivo, ricca di sollecitazioni simboliche e costellata di arcani rebus, anni luce lontana dalle leggi della logica. Difficile tentare un’analisi verbale di questo criptico film, proprio perché la materia di cui è composto è quella dei sogni e come tale non è inquadrabile nelle comuni categorie e il suo punto di forza è dato proprio dall’intimo impatto che produce sul nostro subconscio.
La didascalia iniziale recita: “non vi sono prove a sufficienza della non esistenza della città di Chronopolis. Al contrario, i sogni ed i manoscritti sono concordi nell'affermare che la storia della città sia una storia di eternità e desiderio. I suoi abitanti, ieratici ed impassibili, hanno come sola occupazione e come solo piacere, quello di comporre il tempo. Nonostante la monotonia dell'immortalità, essi vivono in attesa; un rilevante evento dovrà manifestarsi durante l'incontro tra un peculiare istante ed un essere umano. Ora, quell'atteso istante sta preparandosi...”
L’istante nella pellicola è rappresentato da una roteante sfera malleabile, visualizzazione pura e incontaminata dell’Essere Supremo.
Unico lungometraggio del polacco Kamler, si avvale di diverse tecniche di animazione e delle suggestive musiche di Luc Ferrari. E’ stato editato in due versioni, rispettivamente di 52’ e 62’ (con voce narrante in sottofondo). All’epoca fu presentato fuori concorso al Festival di Cannes. Su Barren Illusions i sottotitoli in italiano.

13/08/09

La Prima Visione delle Cose

"In tutti i miei film troverete visioni. Sinceramente sono molto depresso per questi clichés pubblicitari, questi manifesti di viaggi, queste immagini inutili e insignificanti che ci circondano. Meritiamo di meglio. Il film su kaspar Hauser mi dà un'eccellente occasione di mostrare una sorta di prima visione delle cose. Io voglio mostrare a cosa può assomigliare un albero quando lo si vede per la prima volta nella vita. E' come se fosse la prima volta che si aprono gli occhi per vedere come è fatto il mondo. Ho l'impressione di appartenere al mondo della notte e che i miei film nascano dall'oscurità. Cerco di trovare o di creare un vocabolario di nuove immagini in cui la realtà diventi irreale e visionaria, come per esempio quei mulini a vento in "Segni di Vita" o quella barca in cima ad un albero in "Aguirre". sono cose reali ma in trance, simili ad allucinazioni."
(Werner Herzog)

12/08/09

Trash Film Posters

Trash Film Posters

Slugs di Juan Piquer Simon (1988)



Curucu, Beast of the Amazon di Curt Siodmak (1956)



Blood Freak di Brad F. Grinter (1972)



Queen of Blood di Curtis Harrington (1966)



Werewolf in a Girls' Dormitory di Paolo Heusch (1961)



E tu vivrai nel terrore - L'aldilà di Lucio Fulci (1981)

10/08/09

Locandine cinematografiche

Locandine Cinematografiche
Prosegue il nostro excursus alla scoperta di alcuni altri interessanti poster cinematografici

La tomba di Ligeia di Roger Corman (1964)



Il testamento del dottor Mabuse di Fritz Lang (1933)



Il Golem di Paul Wegener (1920)



La stirpe dei dannati di Anton Leader (1964)



Life Size di Luis Garcia Berlanga (1974)
A proposito a quando una sua edizione in dvd in italiano o in inglese...

08/08/09

Solo Duets (Joseph Feltus)

Solo Duets
di Joseph Feltus (2006 UK 9')

05/08/09

Gli anni in tasca (Francois Truffaut)

Gli anni in tasca
di Francois Truffaut (1976 FRA 104')

Prendendo spunto da una novella di Daudet, La petit chose, da cui già aveva tratto l'episodio de I quattrocento colpi in cui Antoine Doinel inventa la morte della madre per giustificare il ritardo a scuola e memore della lezione del Renoir di This land is mine, Truffaut realizza un affresco tenero e coinvolgente sull'infanzia e la pre-adolescenza. Le parole dello stesso Truffaut rendono a meraviglia il senso del film: "Sapevo che questo film non avrebbe avuto le stesse caratteristiche di I quattrocento colpi. In I quattrocento colpi era come se io fossi il fratello di Antoine Doinel, in Il ragazzo selvaggio come se fossi il padre di Victor; qui, un po’ in anticipo sui tempi, è quasi lo sguardo di un nonno che ho cercato di avere, uno sguardo che non giudica, che si volge ai ragazzi come a qualcosa di conosciuto. Si trattava di far ridere, non a scapito dei bambini ma con loro; nemmeno alle spalle degli adulti ma con loro. Da qui la ricerca di un delicato equilibrio di gravità e leggerezza. L’insieme deve illustrare l’idea di come l’infanzia è spesso in pericolo, ma possiede la grazia e ha anche la pelle dura. Il bambino inventa la vita, ci sbatte contro, ma sviluppa allo stesso tempo tutte le sue facoltà di resistenza. Infine, ed è evidentemente la ragione d’essere di questo film, non mi stanco mai di girare con dei bambini. L’improvvisazione è molto importante, perché per ogni scena quasi non davo indicazioni per il dialogo: davo delle idee generali, e loro facevano il resto con le parole. Non c’è stata improvvisazione dei fatti, perché le storie erano già lì, pronte e vere. Ma, per esempio, quando l’insegnante arriva in classe dicendo: "Mi è nato un bambino", i ragazzi hanno posto le domande che volevano, liberamente. Abbiamo fatto del cinema alla Jean Rouch: la cinepresa prima sui ragazzi, perché pongano le domande che vogliono fare, e la segretaria di edizione prende appunti su quanto viene detto, poi la cinepresa passa sull’insegnante, i ragazzi fanno altre domande, in genere le stesse, e l’insegnante risponde. La sola critica che mi viene mossa abbastanza spesso da quando il film è uscito è che in Gli anni in tasca è assente la crudeltà dei bambini. Lo so che esiste la crudeltà nei bambini, ma io non ne ho mai sofferto, perché ero figlio unico; credo che chi ha avuto fratelli e sorelle ha dovuto affrontare rapporti più aggressivi. E poi ho visto troppo spesso al cinema o in letteratura la crudeltà dei bambini utilizzata in modo artificioso, per dimostrare l’assurdità della guerra oppure la crudeltà della guerra, e così via..."
Come sottolineano Barbera e Mosca nel castoro sul regista "l'idea di fondo è quella di mostrare tutti gli stadi dell'infanzia, dal biberon al primo bacio. Una riflessione discreta e ariosa che costituisce una dichiarazione d'amore per un mondo sballottato tra il bisogno di protezione e la necessità più intima di indipendenza dei percorsi e di autonomia dei comportamenti. Il dato comune a tutti i bambini del film è infatti il desiderio di autonomia, cui si deve aggiungere una disponibilità alla tenerezza di cui essi non sono consapevoli....attraverso i suoi giovani attori egli non vuole dimostrare nulla, né fornire ipotesi psicanalitiche Nè tantomeno tesi a proposito delle influenze sociali sull'universo infantile. Lo spunto è ben diverso: lavorare con i bambini adattandosi ai loro tempi, dilatati e interminabili, poi improvvisamente concentrati e intensi. Filmare giovani volti in trasformazione...assecondare il loro interesse, la voglia di partecipare, misurandosi costantemente con la ricerca del difficile equilibrio tra serietà e leggerezza".
Un gioiello del cinema contemporaneo come Essere e Avere di Nicholas Philibert è senz'altro debitore delle atmosfere di questo film. Va infine citato il monologo finale del maestro, illuminante per l'epoca e ancora ricco di interessanti spunti di riflessione: "io ho avuto un'infanzia difficile e mi ricordo che ero molto impaziente di crescere perché vedevo che gli adulti hanno tutti i diritti, possono decidere della propria vita. Un adulto infelice può ricominciare la vita altrove, può ripartire da zero. Un bambino infelice nemmeno lo pensa, sa di essere infelice, ma non può dare un nome a questa infelicità e soprattutto dentro di lui non può neanche mettere in discussione i genitori o gli adulti che lo fanno soffrire. Un bambino infelice, un bambino martire, si sente sempre colpevole ed è questo che è orribile. Fra tutte le ingiustizie che ci sono al mondo quelle che colpiscono i bambini sono le più ingiuste, le più ignobili, le più odiose. Il mondo non è giusto e forse non lo sarà mai, ma è necessario lottare perché vi sia giustizia, bisogna, bisogna farlo...le cose cambiano, ma lentamente...le cose migliorano, ma lentamente...quelli che ci governano cominciano sempre i loro discorsi dicendo "il governo non cederà di fronte alle minacce"...invece è il contrario, cede solo alle minacce e i cambiamenti si ottengono solo eclamandoli energicamente. Da qualche anno gli adulti hanno capito e ottengono in piazza, quello che si rifiuta negli uffici...vi dico tutto questo solo per dimostrarvi che gli adulti, quando lo vogliono veramente, possono migliorare la loro vita, migliorare il loro destino, ma in tutte queste lotte i bambini sono dimenticati, non c'é nessun partito politico che si occupi veramente dei bambini...esiste una spiegazione: i bambini non sono elettori...volevo anche dirvi che proprio perché ho un brutto ricordo della mia infanzia e proprio perché non mi piace di come ci si occupa dei bambini, che io ho scelto di fare il lavoro che faccio, cioé l'insegnante...la vita non é facile, é dura ed è importante che impariate a diventare forti per poterla affrontare. Oh badate io non vi spingo a diventare dei duri, ma dei forti. Per uno strano equilibrio quelli che hanno avuto un'infanzia difficile sono più preparati ad affrontare la vita adulta di quelli che sono stati molto protetti o molto amati. E' una specie di legge di compensazione...e poi vedrete il tempo passa in fretta, un giorno avrete anche voi dei bambini e io spero che li amerete e loro vi ameranno, anzi loro vi ameranno se voi li amate, altrimenti rivolgeranno il loro amore o il loro affetto, la loro tenerezza su altra gente o su qualcos'altro, perché la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare e di essere amati".

Il gusto per la citazione

"Io improvviso, forse, ma con dei materiali che risalgono a parecchio tempo fa. Si raccolgono per anni mucchi di cose, e le si mettono tutt'a un tratto in ciò che si fa. [...] I nostri primi film sono stati film di cinefili. Ci si può servire anche di ciò che si è già visto al cinema per fare deliberatamente dei riferimenti. Questo è stato soprattutto il mio caso. Ragionavo in funzione di atteggiamenti puramente cinematografici. Facevo certi piani in rapporto ad altri che conoscevo, di Preminger, Cukor, ecc. D'altronde il personaggio di Jean Seberg prende le mosse da quello di "Bonjour tristesse". Avrei potuto prendere l'ultimo piano del film e legarlo con la scritta "Tre anni dopo"... È da avvicinare al mio gusto della citazione che ho sempre conservato. Perché rimproverarselo? Le persone, nella vita, citano ciò che piace loro. Noi abbiamo dunque il diritto di citare quel che ci piace. Mostro dunque delle persone che fanno delle citazioni: solamente che ciò che citano, faccio in modo che piaccia anche a me. Nelle note in cui metto tutto ciò che piò servire al mio film, metto anche una frase di Dostoiesvski, se mi piace. Perché farsi scrupolo? Se voi avete voglia di dire una cosa, non c'è che una soluzione: dirla".
(da Entretien avec Jean-Luc Godard, Cahiers du cinéma, 1962)

04/08/09

La valvola riducente del cervello

Riflettendo sulla mia esperienza, mi trovai d'accordo con l'eminente filosofo di Cambridge dottor C.D. Broad, che "faremmo bene a considerare, molto più seriamente di quanto ora siamo indotti a fare, il tipo di teoria che Bergson espose relativamente alla memoria e alla percezione dei sensi. L'ipotesi é che la funzione del cervello e del sistema nervoso e degli organi dei sensi sia principalmente eliminativa e non produttiva. Chiunque è capace in ogni momento di ricordare tutto ciò che gli è accaduto e di percepire tutto ciò che accade dovunque nell'universo. La funzione del cervello e del sistema nervoso è di proteggerci contro il pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa massa di conoscenza in gran parte inutile e irrilevante, cacciando via la maggior parte di ciò che altrimenti percepiremmo o ricorderemmo in ogni momento, e lasciando solo quella piccolissima e particolare selezione che ha probabilità di essere utile in pratica". Secondo questa teoria, ciascuno di noi è potenzialmente l'Intelletto in Genere. Ma in quanto animali, è nostro compito sopravvivere a ogni costo. Per rendere possibile la sopravvivenza biologica, l'Intelletto in Genere deve essere filtrato attraverso la valvola riducente del cervello e del sistema nervoso. Ciò che viene fuori dall'altro capo è il misero rigagnolo della specie di coscienza che ci aiuterà a vivere sulla superficie di questo particolare pianeta...
(Aldous Huxley - Le porte della percezione)

03/08/09

Believe - The Chemical Brothers

Believe
The Chemical Brothers

"Noi avevamo predetto che la musica elettronica sarebbe stata la fase successiva della musica popolare mentre la gente ci prendeva per pazzi, considerava questya affermazione molto elitaria, intellettuale e noi dovevamo dire di no, che era la musica di tutti i giorni - le automobili, i rumori - microfoni che riprendevano la musica di tutti...
...Abbiamo sempre suonato in situazioni differenti, paesi diversi, culture lontane. Quando suoniamo in America, per esempio, c'è sempre una buona fetta del pubblico che balla: neri, ispanici, ispano-americani. La musica elettronica è davvero un linguaggio mondiale, è la musica del villaggio globale."
(Ralf Hutter - Kraftwerk)

01/08/09

L'uomo moderno (Carl Gustav Jung)

"L'uomo moderno non si rende conto di quanto il suo "razionalismo" (che ha distrutto le sue capacità di rispondere ai simboli e alle idee soprannaturali) lo abbia posto alla mercé del mondo sotterraneo della psiche. Egli si è liberato (o crede di essersi liberato) dalla "superstizione", ma in questo processo egli è venuto perdendo i suoi valori spirituali in misura profondamente pericolosa. La sua tradizione morale e spirituale si è disintegrata, e ora egli paga lo scotto di questo suo naufragio nel disorientamento e nella dissociazione generali.
Gli antropologi hanno spesso descritto ciò che accade a una società primitiva allorché i suoi valori spirituali si trovano esposti all'influenza della civiltà moderna. Gli uomini perdono il significato della propria vita, la loro organizzazione sociale si disintegra ed essi stessi decadono moralmente. Noi ci troviamo attualmente nella medesima condizione senza però esserci mai resi conto di ciò che abbiamo perduto, poiché i nostri capi spirituali, sfortunatamente, erano più interessati a proteggere le loro istituzioni che a comprendere il mistero offerto dai simboli. Secondo me la fede non esclude la ragione (che è l'arma più potente dell'uomo), ma disgraziatamente molti credenti sembrano così impauriti dalla scienza 8e, incidentalmente, dalla psicologia) da essere completamente ciechi di fronte alle forze psichiche soprannaturali che dominano incessantemente il destino degli uomini. Abbiamo spogliato ogni cosa del suo mistero e del suo carttere soprannaturale; non c'è più nulla di sacro.
Nell'età primitiva, quando i concetti istintivi zampillavano nella mente dell'uomo, non era difficile per lui integrarli consciamente in una coerente struttura psichica. Ma l'uomo "civilizzato" non è più capace di ciò: la sua coscienza "avanzata" lo ha privato dei mezzi attraverso i quali è possibile assimilare all'inconscio i contributi ausiliari degli istinti. Questi organi di assimilazione e d'integrazione erano i simboli soprannaturali, da tutti considerati sacri.
Oggi, per esempio, si fa un gran parlare di "materia": descriviamo le sue proprietà fisiche, conduciamo esperimenti di laboratorio per dimostrarne alcuni aspetti. Tuttavia la parola "materia" rimane un concetto arido, disumano e puramente intellettuale, privo per noi di qualunque significato psichico. Quanto diversa era l'antica immagine della materia - la Grande Madre -, capace di abbracciare e di esprimere il profondo significato emotivo della Madre Terra! Nello stesso modo, ciò che prima era lo spirito, ora viene identificato con l'intelletto, cessando così di essere il Padre di tutte le cose. Esso è degenerato al rango dei limitati pensieri soggettivi dell'uomo e l'immensa energia emotiva espressa nell'immagine del "Padre Nostro" è svanita nella sabbia di un deserto intellettuale..."
(Carl Gustav Jung - L'uomo e i suoi simboli)

"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
(Italo Calvino - Le Città Invisibili)