18/08/09

Bedlam (Mark Robson)

Bedlam (Manicomio)
di Mark Robson (1946 USA 79')
con Boris Karloff, Anna Lee, Billy House, Richard Fraser, Jason Robards Sr

Classico del mystery (fa parte del ciclo prodotto da Val Lewton per la mitica RKO) ispirato all'ottavo dipinto del ciclo di pittura "Carriera di un libertino" di William Hogart. Bedlam è l'abbreviazione di ""Bethlehem House for Insane", un'allucinante casa di cura realmente esistita nel 1700, qui affidata alle cure, non proprio ortodosse, del perfido dr. Sims. Quando un'attrice smaschera il sadismo che ispira le terapie del perfido dottore e fa per denunciarlo, lui riesce a far passare per pazza anche lei. Poi promuove, tra i malati, l'allestimento di uno spettacolo. Che sarà, per lui e per tutti, una liberatoria resa dei conti...
Il film di Robson è una singolare anticipazione dei temi del "Marat Sade" di Peter Weiss (portato sugli schermi da Peter Brook nel 1967), con la sua polemica contro i rigori della ragione, incarnata nel malvagio direttore del manicomio (uno splendido Karloff). Nel film la razionalità svela la sua componente cinica e crudele, mentre chi viene identificato come folle dimostrerà di essere più umano, solidale, spontaneo e caritatevole. Nella messa in scena suggestiva e contrastata si vede la mano del produttore Val Lewton (ricordiamo tra gli altri Il bacio della pantera e Ho camminato con uno zombie), genio della RKO degli anni Quaranta, che di questo film cura anche la sceneggiatura.
La struttura a scene chiuse, quasi autonome e indipendenti, è modernissima, tra il telefilm e il video. Lo scontro tra pazzia e razionalità non è ad un livello metafisico, ma è piuttosto molto concreto, di ordine morale e politico insieme. La messa in scena quasi illustrativa e didascalica, se interpretata associata al tema del film, ne fa un'opera di grande valenza socio-politica con un evidente antinazismo come filo conduttore. Bellissimo l'uso degli specchi e del vuoto/pieno dell'oscurità e delle ombre. Giganteggia Boris Karloff in un ruolo adeguato al suo talento, ricco di umori sulfurei e di humour nero, perfido ma non pauroso (per tutto il film è molto vanitoso, si cura d'aspetto, si mette e si toglie la parrucca continuamente...), bravo nonostante il fatto che a Val Lewton della recitazione poi non importasse granché.

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